Il Fatto Quotidiano: “Illeciti “gravi e ripetuti”: i giudici federali fanno a pezzi il club. Ora la Juve rischia la Serie B”

L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sugli illeciti della Juventus che ora rischierebbe la B.

C’è una sentenza che ha stabilito che con le sue “gravi e ripetute violazioni” la Juventus ha “alterato ” il risultato degli ultimi campionati. Non sono chiacchiere da bar o accuse da tifosi. È scritto nero su bianco nelle motivazioni con cui la Corte d’appello della Figc ha stangato il club bianconero, squalificando per 150 mesi complessivi gli ex dirigenti, da Andrea Agnelli in giù, e penalizzando la squadra di 15 punti in classifica. Adesso si capisce bene perché. In 36 pagine i giudici hanno chiarito quello che i tifosi bianconeri, insorti nelle ultime ore, fanno finta di non capire: la Juve non viene punita per le singole plusvalenze, per cui continuano a non esistere parametri oggettivi, ma per il sistema emerso in maniera “in – disc utibile” dai documenti e le intercettazioni raccolte dalla Procura di Torino. Sono quelle 14 mila pagine a costituire il “fatto nuovo” che permette di accogliere la richiesta di revocazione. Per gli stessi fatti la Juve era stata prosciolta insieme ad altri 8 club a maggio, ma oggi “è mutato il quadro fattuale”. Sono decisive le “dichiarazioni auto ed etero accusatorie”, che inchiodano i dirigenti bianconeri. Non gli altri, per cui risultano singole operazioni, e quindi è confermata l’assoluzione.

Vengono innanzitutto demolite, in alcuni passi ridicolizzate, le obiezioni della difesa bianconera. Questo forse è il passaggio più significativo, perché è evidente il tentativo di blindare la sentenza da eventuali vizi di forma su cui si dovrà pronunciare il Collegio di garanzia del  Coni. Il principio del ne bis in idem (“non si può essere giudicati due volte per la stessa accusa”) non sussiste alla luce dei nuovi fatti. Stesso discorso il balletto sulle date, secondo cui la Procura della Figc avrebbe ricevuto gli atti prima del 21 novembre, come dichiarato dal procuratore Chinè, e quindi avrebbe sforato i termini. Tesi complottista e quasi offensiva, definita “fuori luogo” perché smentita dalla stessa Procura di Torino. Una caduta di stile. Quanto al merito, i giudici riepilogano le intercettazioni e gli episodi più noti. Aggiungendo qualche dettaglio inedito. Come le correzioni a penna sulla fattura inviata dal Marsi glia per cancellare ogni traccia della compensazione degli scambi a specchio e sottrarsi al principio contabile dello IAS38, che avrebbe imposto l’azzeramento della plusvalenza. Oppure il fatto che il famoso “Libro nero FP”, l’appunto di accuse alla gestione Paratici in Libro nero e fatture a penna: così la Juve ha falsato la Serie A cui si parla esplicitamente di “plusvalenze artificiali”, fu redatto dal direttore sportivo Cherubini per negoziare il suo rinnovo contrattuale.

Quel documento “inquietante” – che la Juve non ha mai disconosciuto – “ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva”. La giustizia sportiva non ha punito reati come l’eventuale falso in bilancio, o sindacato le singole operazioni, non è rilevante che le plusvalenze fittizie siano valse 30 o 100 milioni, a quello penseranno la Consob e la magistratura. Il punto è il “sistema”, la “ricerca artificiale di plusvalenze come obiettivo”, i comportamenti che violano i principi sportivi: “Colpisce la pervasività ad ogni livello della consapevolezza della artificiosità del modus operandi della società”. Per questo il tribunale ha aumentato la pena da 9 a 15 punti: la sanzione “deve tenere conto della particolare gravità della natura ripetuta e prolungata della violazione”.

Le motivazioni sono la pietra sul decennio di Andrea Agnelli. Perché diventi tombale, manca il Collegio del Coni, la Cassazione dello sport, che tra fine febbraio e inizio marzo potrà pronunciarsi solo sulla legittimità: quindi o confermare le sanzioni, o annullarle. Il club annuncia ricorso e parla di “illogicità, carenze motivazionali e infondatezza” nella decisione. Ma la sensazione è che il peggio per la Juve debba ancora venire. Le plusvalenze erano considerate il filone più debole, perché scivoloso in punta di diritto. Meno dubbi sembrano esserci sulla cosiddetta “manovra stipendi”, su cui la Procura federale ha appena chiesto una proroga: un secondo processo sportivo dovrebbe celebrarsi a maggio, a campionato concluso, chissà con quali  anzioni. In parallelo si muovono la giustizia ordinaria (il 27 marzo l’udienza preliminare dell’inchiesta Prisma), la Consob, e sullo sfondo c’è sempre la Uefa che potrebbe decidere un bando dalle coppe europee. Intanto, però, questa sentenza chiude il primo capitolo e apre un interrogativo: se i bilanci “semplicemente non sono attendibili” ed è stato stabilito che la Juve ha “alterato” il risultato sportivo, gli scudetti vinti in quegli anni sono davvero regolari?