Il Fatto Quotidiano: “Gli taglio la testa a San Siro”: narco ‘puntava’ ai capi ultrà di Inter e Milan”

L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sul caso di Ndragheta che vede coinvolti anche gli ultras di Milan e Inter.

Per gli amici è il “Nazza”. Capo criminale della Barona, quartiere di Milano. In tasca contatti di livello. Con il trafficante siciliano Carlo Zacco, con Salvatore Barbaro, condannato per ’ndrangheta. Feroce e ascoltato. La base: un bar in via Tre Castelli. È Nazzareno Calaiò, classe 1969. Uno che, oltre alla droga, mette insieme gli interessi attorno allo stadio di San Siro. Fuori e dentro le curve di Inter e Milan. Tanto da entrare in contrasto con Vittorio Boiocchi, capo della curva Nord, già legato ai clan, ucciso il 29 ottobre 2022. Indagine ancora aperta, con mandanti ed esecutori ignoti. Nazza gioca anche sulla sponda rossonera. 

Fino al punto di progettare l’omicidio di Daniele Cataldo, uomo di fiducia del capo curva Luca Lucci, già condannato in Appello per traffico di droga. Un quadro che potrebbe spiegare alcuni episodi criminali che hanno insanguinato Milano a partire dalla fine degli anni Novanta. Il tutto è messo nero su bianco dalla Procura di Milano che ieri ha chiuso il cerchio su sette piazze di spaccio con 90 indagati, tra cui figlio e nipote di Nazza. Il quale invece è stato fermato, per associazione finalizzata al traffico di droga, in un fascicolo parallelo coordinato sempre dai pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco. Oltre a lui, il fermo include il suo gruppo di fuoco. Tra questi Massimiliano Mazzanti detto “spara spara”. A dare fuoco alle polveri anche la collaborazione di una donna organica alla banda. È lei a svelare gli intrecci dei cosiddetti “grandi ”.

È IL 31 MARZO 2022 quando Calaiò, scrive il Ros, “si scagliava (a parole, ndr) contro i maggiorenti della curva dell’Inter tra cui Andrea Beretta (…) e il capo Vittorio Boiocchi”. Rispetto a Boiocchi: “Adesso studio il modo che gli taglio la testa senza pagarla (…) a questo infame (…), lo sequestriamo, lo anestetizziamo, lo portiamo nell’or to e lo sotterriamo”. Aggiunge: “Lo prendo senza telefono? È meglio di quello che ho fatto con il casco”. Il riferimento al “casco” dagli atti è indefinito. Una delle ultime azioni, prima di Boiocchi, fatte con il casco è il tentato omicidio di Enzo Anghinelli, pregiudicato colpito alla testa il 12 aprile 2019 mentre si trovava in macchina in via Cadore. A oggi, 4 anni dopo, il caso resta ancora aperto, e tra gli indagati non risulta Calaiò.

Che Anghinelli e Nazza avessero avuto in passato contatti lo scrive il Ros. Torniamo al 31 marzo. Con Calaiò che punta anche l’attuale capo della Nord Andrea Beretta: “Vado a San Siro e gli (Boiocchi, ndr) taglio la testa (…), paga pure Beretta (…) anzi rimane vivo e gli dico: portami due milioni domani (…) se no (…) fai la stessa fine tu (…) perché sei un infame tu e tutti quelli della curva (…). Siete una massa di (…) voi dell’Inter (…) siete vivi per miracolo”. Gli risponde “Franco il bello”: “Se lo vuoi io ce l’ho uno che fa ‘ste robe, un professionista”. Altri consigliano cautela perché Boiocchi “non andava sottovalutato” essendo “senza scrupoli” e circondato da soggetti violenti. Tra cui gli hammerskin, come “Domenico Bosa vicino alla famiglia Pompeo”. A maggio, Calaiò poi punta la curva del Milan “nell’ambito della contesa tra Luca Lucci e Giancarlo Lombardi”. Nazza: “Ti dico la verità (…) vado a sparare prima a Giancarlo e poi a Cataldo ”. Il figlio: “Datemi l’indirizzo lo faccio, mi metto il casco integrale e me lo faccio a Cataldo (…). Gli sparo in faccia”.