Il Fatto Quotidiano: “Diritti tv, l’Ue dice basta al “geo-blocking”. Sarebbe il terremoto per il calcio in video”

L’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano” si sofferma sui diritti Tv e l’Unione Europea che dice basta al geo-blocking.

Una rivoluzione storica. Forse proprio per questo non si farà mai. Il Parlamento Ue si è espresso per la rimozione del geo-blocking, ma con una serie di distinguo che potrebbero fare la differenza. Un primo passo per il mercato unico dei contenuti audiovisivi, a scapito di quelli nazionali. Sarebbe la fine di un’epoca. Il geo-blocking è la tecnologia che limita la visione nel Paese in cui ci si trova. Per fare un esempio, oggi con Dazn si vede la Serie A in Italia ma non in Francia, dove serve un altro abbonamento. Lo stesso vale per film, serie tv, ecc. Ciò permette di vendere i diritti Paese per Paese. Nel 2018, l’Ue ha vietato il geo-blocco per lo streaming, esclusi i contenuti audiovisivi. Oggi ritorna sul tema, votando per “una maggiore disponibilità di cataloghi transfrontalieri di eventi sportivi”, chiedendo “alla Commissione e agli Stati di valutare le opzioni per ridurre le ingiuste e discriminatorie barriere del geo-blocking”.

Diventasse legge, sarebbe un terremoto. Nei Paesi a basso reddito dell’Est Europa i prezzi delle pay-tv sono più bassi (commisurati a costo della vita e a salari). Una partita di calcio spagnola vale più in Spagna che in Romania. Perciò le aziende utilizzavano il geo-blocking. Senza questo, ognuno potrebbe scegliere liberamente fra gli abbonamenti nel continente, guardando magari la Serie A su un canale polacco alla metà del prezzo. Cambierebbe l’intero mercato dei diritti tv, crollerebbe il valore di quelli domestici, aumenterebbero quelli esteri. Finirebbe la filiera della produzione e distribuzione audiovisiva per come l’abbiamo conosciuta. Il consumatore potrebbe cercare tariffe vantaggiose all’estero, ma c’è anche il rischio che l’unificazione porti a una maggiore concentrazione, con un’unica multinazionale ad accaparrarsi i diritti, sacrificando gli investimenti sul territorio e la nazionalità dei prodotti.

Per non parlare dei contratti già sottoscritti (la Serie A è di Dazn-Sky fino al 2029), cartastraccia. Le conseguenze sono imprevedibili. Proprio per questo il Parlamento ha mitigato il suo voto, accogliendo le pressioni del comparto e inserendo emendamenti che riconoscono la specificità degli eventi sportivi, con la prescrizione di un approfondimento sulle ricadute e un’eventuale fase transitoria. Intanto la mozione per includere gli audiovisivi nel nuovo regolamento subito entro il 2025 è stata respinta. Infatti Leghe calcistiche ed emittenti salutano il voto quasi come una vittoria. Per rinviare la rivoluzione al Duemilamai.