Gli esami per la verità. Ma epilessia e Covid per ora non convincono. Eriksen, la carriera è un rebus

L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” parla della tragedia sfiorata di Eriksen.

Possibile che nel calcio così “scientifico” del terzo millennio si verifichino ancora casi come quelli di Eriksen?

«Il rischio zero non esiste», è il mantra che i tre esperti condividono senza tentennamenti. «Le patologie cardiache possono essere innumerevoli – spiega il professor Carù – e dalle immagini si capisce come nel corpo del calciatore della Danimarca a un certo punto sia successo qualcosa di anomalo. L’arresto cardiaco pare evidente, ma è ovvio che solo una diagnosi precisa possa indicarne la ragione». La premessa è sempre la stessa: difficile sbilanciarsi, ma le ipotesi paiono non convincere molto gli esperti. «Il coronavirus può provocare delle irritazioni a livello cardiaco, ma poi vanno in regressione – dice Carù -. Da quanto si sa, Eriksen non lo ha mai contratto e i danesi, come tutti, adesso dovrebbero essere in una bolla per disputare l’Europeo. Bisognerebbe sapere se aveva febbre o meno, ma è un dato che per ora non abbiamo». La domanda più difficile: Eriksen tornerà a giocare? La risposta è ancora una volta unanime: troppo presto per dirlo. «Credo che la serie di analisi a cui si dovrà sottoporre renda difficile ipotizzare che per l’inizio campionato sia in campo». dice Carù. «In Italia le prove d’idoneità sono scrupolose. Se Eriksen tornerà, significa che non ci saranno problemi», afferma Pigozzi. «Ora è vivo. E per il momento è l’unica cosa che conta», conclude Cavarretta. Difficile darle torto.