Giornale di Sicilia: “Vizi procedurali e rinvii, i legali vanno all’attacco”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulle mosse della difesa nella battaglia giudiziaria in cui è coinvolto il Palermo. La società rosanero e Zamparini chiedono l’improcedibilità, mentre Giammarva chiede di «ritenere e dichiarare infondato il deferimento» professando estraneità alle accuse. I legali chiedono l’infondatezza, l’inammissibilità e il differimento, puntando su due vizi procedurali: il primo relativo all’avvio del procedimento «a seguito della riapertura delle indagini di altro procedimento, archiviato il 21 dicembre 2018», contestato dagli avvocati Gattuso, Pantaleone, Terracchio e Trinchera poiché l’articolo 32-ter del codice di giustizia sportiva prevede che «la riapertura delle indagini può essere disposta d’ ufficio nel caso in cui emergano nuovi fatti», cosa che secondo i legali, non si sarebbe verificata. Il secondo riguarda gli atti trasmessi lo scorso 21 novembre da parte della Procura di Palermo a seguito dei quali «gli organi federali hanno comunque ritenuto di procedere all’archiviazione» del precedente caso, ma tali atti «non sono stati prodotti dalla Procura federale nel presente procedimento». Stanghellini, legale di Zamparini, ha presentato un’istanza di rinvio dell’udienza al fine di «richiedere le necessarie autorizzazioni all’autorità giudiziaria ordinaria» contestando le tempistiche e le modalitàdi convocazione dell’imprenditore friulano. Giammarva ha contestato tutti i passaggi segnalati nel deferimento, sottolineando come le rate del credito Alyssa siano state saldate sotto la sua presidenza e che «lo stato patrimoniale approvato in data 27 febbraio 2018 e la relazione semestrale al 31 dicembre 2017 riportavano isaldi di chiusura al 30 giugno 2017, che per quanto riguarda il credito Alyssa era ancora pari a 40 milioni di euro». Giammarva «avrebbe preteso che Alyssa regolarizzasse il debito» e allega i verbali del cda dell’epoca, tra cui quello in cui viene appostato «un congruo fondo rischi a tutela del credito» pari a 5 milioni, contabilizzato il29 giugno2018 e poi eliminato quando non era più presidente. L’ex presidente evidenzia che «la Covisoc avesse piena e perfetta conoscenza» e come tali comunicazioni «non sono state in alcun modo idonee a creare dubbi o false rappresentazioni della realtà».