Giornale di Sicilia: “Sommersi di debiti e senza investitori, i club siciliani rischiano il tracollo. Il Palermo ha i conti in rosso, a Trapani organico ridotto all’osso. Messina e Akragas potrebbero sparire”

“L’ora più buia è sempre quella che precede l’arrivo del sole». Un po’ come dire,alla palermitana,che più buio di mezzanotte non può fare. C’è da augurarselo per il bene del movimento calcistico siciliano. I fatti lasciano presagire tutt’altro: crisi economica, penalizzazioni, pesanti situazioni debitorie, futuro incerto fanno sì che la massima di Paulo Coelho, un’icona del pensiero positivo, resti tale, cioè soltanto una bella frase. E basta. Il closing saltato al Palermo ha fatto ripiombare l’ambiente rosanero in una sorta di stato depressivo: non si conoscono gli sviluppi sul futuro della società, si andrà avanti con Zamparini a meno di clamorosi colpi di scena, ma il Palermo dovrà fare fronte a debiti che potrebbero aggirarsi fra 60 e 80 milioni di euro, nonostante Zamparini parli di cifre più basse (40). Troppi per potere fare pensare all’arrivo del sole, l’immediata promozione in Serie A, dopo l’ora più buia vissuta nell’ultima stagione, culminata con la retrocessione in B e appunto con le note vicende che hanno riguardato il mancato passaggio di mano da parte del patron friulano. Se Atene piange, Sparta non ride. Certo, a Catania, Pietro Lo Monaco pensa in grande, «Il nostro obiettivo è la Serie B», e alla corte di Cristiano Lucarelli potrebbe arrivare Gonzalo Bergessio, cavallo di ritorno. Ma già ad Agrigento, fronte Akragas, è una corsa contro il tempo per presentare una fideiussione come garanzia per gli stipendi. La squadra è stata iscritta al prossimo campionato di Serie C, Alessi e Giavarini cercano nuovi soci epartner che possano subentrare a loro o affiancarli nella gestione del club. «Da soli non possiamo garantire nulla» il monito del presidente Silvio Alessi. Sembra un grido di dolore: servono 350 mila euro di garanzia assicurativa e poi 150 mila euro da pagare per mettere il bilancio in pareggio, ma di soci potenziali non se ne vedono. Va ancora peggio al Messina, che il 30 giugno ha presentato la domanda di iscrizione al campionato, senza però allegare parte della documentazione: mancava la polizza assicurativa che garantisce la Lega da eventuali inadempienze della società, una fideiussione da 350 mila euro.Il Messina non ha saldato gli ultimi due stipendi dovuti, aprile e maggio, entro il 26 giugno scorso: è certa la penalizzazione nel prossimo campionato. Sempre che il Messina riesca a ottenere l’iscrizione. Ad aggravare il quadro dei giallorossi l’ultima comunicazione arrivata dalla Covisoc che nella revisione delbilancio del Messina ha riscontrato una carenza patrimoniale di 320 mila euro. Tale somma dovrà essere ripianata entro domani, in caso contrario non verrà concessa la licenza nazionale per la partecipazione alla stagione 201718. Il Trapani, altra siciliana di C, un anno fa di questi tempi si leccava le ferite per la mancata conquista della Serie A, sfumata in finale playoff contro il Pescara. Ci si riproponeva di ritentare subito l’impresa. Invece, i granata si ritrovano ora con soli 15 giocatori in rosa a una settimana dal ritiro. La partenza per il Trentino si avvicina, ma i movimenti di mercato in entrata stentano. In partenza, oltre Coronado (Palermo), anche Citro, Fazio e Maracchi e resta più di un dubbio sui programmi della società. Non sembra patire particolari sofferenze il Siracusa, che sul mercato si muove con cautela ma sta predisponendo la sostituzione del manto in erba naturale del «De Simone» col prato sintetico. Nel clima di pessimismo generale in Sicilia, è già una notizia. Chi sta meglio di tutti è la matricola Sicula Leonzio, pronta a stupire anche in Lega Pro. Non basta a risollevare il morale di un’isola in cui perfino in Serie D si fatica a fare calcio: anche a Gela è corsa contro il tempo per salvare la squadra. Pe ritrovare un po’di gloria bisogna rifarsi al passato. A quando, ormai dieci stagioni fa, nel 2006-2007, Palermo, Catania e Messina facevano bella figura in Serie A. Palermo e Catania resistetteroinsieme inSerie A fino al 2013. Come si è arrivato al crollo del 2017 è difficile dirlo, perché la situazione debitoria del Palermo, ad esempio, ha origini del tutto differenti rispetto a quelle del Messina. Né si può parlare di «caso siciliano», se si rapportano le difficoltà delle squadre isolane ad altre realtà come quella del Como, a cui laFigc ha appena negato l’affiliazione spazzando via 110 anni di storia. Semplicemente, «il crollo non c’è stato solo in Sicilia ma nel calcio italiano» è la tesi di Giorgio Perinetti, ds del Venezia che in Serie B quest’anno affronterà il Palermo. «La Sicilia non è un territorio isolato e avulso dal contesto nazionale –spiega Perinetti –: penso anche a quello che sta succedendo a Firenze col disimpegno dei Della Valle, sempre per problemi economici. Berlusconi aveva indicato l’origine del problema: le famiglie imprenditoriali italiane non riescono più a dare sostegno al calcio. Zamparini ha dovuto abbassare il budget, c’è stata la crisi degli acquirenti. Ora sono entrati in gioco i cinesi. È un momento storico particolare. Il calcio costa troppo, si fa fatica a restare a galla tra i professionisti». Un dato resta inesorabilmente significativo: la Sicilia non sarà rappresentata nella Serie A 2017-2018. In Lombardia, per un Como fallito, ci sono le due milanesi rilevate da proprietà straniere, l’Atalanta in Europa, Brescia e Cremonese in Serie B. Il calcio rispecchia semprepiù la condizione di un’imprenditoria locale in sofferenza: in sette mesi di trattativa tra Baccaglini e Zamparini l’unico «acuto» da parte di una cordata locale è stata l’idea di un azionariato popolare con una base di 20-30 milioni. Chi comanda manca di progettualità: non si investe sui settori giovanili, sulle strutture. Solo a Catania hanno il centro sportivo, nel resto dell’isola (Palermo compreso) stadi e cittadelle dello sport sono una chimera. Inutile sottolineare la totale assenza sul merchandising. E naturalmente sostenersi, senza introiti da stadio e resto, in questo contesto economico depresso è ormai impossibile. «L’ora più buia è sempre quella che precede l’arrivo del sole», diceva Coelho. Nella Sicilia del calcio si fa un po’più fatica a crederlo.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia”.