Giornale di Sicilia: “Il doppio ex: «Scelto il tecnico giusto». Favo: «Azzurri favoriti, ma De Zerbi può dare subito una scossa»”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” ha intervistato il doppio ex di Palermo e Napoli, Massimiliano Favo, in merito alla sfida in programma sabato sera. Di seguito quanto si legge sul quotidiano: “Cinque stagioni in rosa dal 1989 al 1994, 162 presenze con la maglia del Palermo condite da due promozioni in B e una Coppa Italia di Serie C. Lui è Massimiliano Favo, indimenticato centrocampista rosanero dei primi anni Novanta. Napoletano di nascita e palermitano d’adozione, ha vestito entrambe le maglie e con quella dei partenopei ha pure giocato ai tempi di Maradona. A Palermo ha legato gli anni più belli della sua carriera. A Palermo è nata anche Rita Alessandra, la sua prima figlia che con il cognome del padre all’anagrafe quasi per gioco diventa Favo…Rita, più che un nome, un amore incondizionato verso la sua Palermo. Appesi gli scarpini al chiodo, dieci anni fa ha iniziato ad allenare. L’ultima stagione sulla panchina del Campobasso, da subentrato e con la squadra in zona retrocessione, l’ha condotta alla finale playoff per l’accesso alla Lega Pro.  Favo, sabato si gioca PalermoNapoli, anche se per obiettivi diversi, la sfida resta il derby del Sud… «Sono le capitali del Regno delle due Sicilie. Personalmente sono legato ad entrambe le città. Dispiace leggere che tra le due tifoserie ci sia stato qualche piccolo attrito. Anzi, da napoletano posso dire di avere trovato a Palermo la mia casa. Sul campo le due squadre hanno valori diversi: il Napoli è di livello superiore, ha perso Higuain ma credo che abbia guadagnato nell’ossatura generale e dietro si è rinforzata moltissimo. Il Palermo deve fare affidamento sull’effetto Barbera».  Ovvero? «Io ho un ricordo indelebile di quello stadio che ai miei tempi si chiamava Favorita. Quando giocavo io era sempre pieno, era un catino traboccante di entusiasmo. I tifosi erano – e sono – il valore aggiunto per la squadra. Dispiace che non sempre sia così. Se ci fosse l’ambiente che conosco, la passionalità di cui il palermitano è capace, allora tutti i risultati, anche quelli più improbi, potrebbero essere in discussione».  Intanto al Palermo si vive l’en – nesimo scossone. «Ballardini è conosciuto, è un allenatore di categoria che ha salvato una squadra che meritava sicuramente di andare avanti, ma che ha incontrato lungo il suo cammino fin troppe difficoltà. Tra il presidente e il tecnico ci sono state delle incomprensioni che hanno portato alla rottura. Se Ballardini non credeva pienamente in questa squadra è stato giusto interrompere questo rapporto, anzi poteva pensarci anche prima di iniziare il campionato. Avrebbe avuto la possibilità allenare, ora dovrà stare fermo tutta la stagione».  Archiviata la pratica Ballardini, si riparte da De Zerbi… «Ho avuto modo di conoscerlo ai tempi del Cluji. È un allenatore di prospettiva, Zamparini non poteva scegliere di meglio nel panorama degli allenatori emergenti. Magari la sua mano non si vedrà in sette giorni ma darà un’anima a questa squadra. Toccherà ora a Faggiano fare da tramite tra Zamparini e il tecnico, se riescono a combinarsi queste due personalità ci guadagnerà il Palermo».  Il futuro del Palermo, però, sarà senza Zamparini. «Non so se il Palermo andrà ai cinesi o agli americani. Il presidente ha sempre investito sulla squadra. Mi piacerebbe che alla guida ci fosse un imprenditore siciliano, un Renzo Barbera che possa trasmettere la propria passione per questi colori».  In chi si rivede tra i giocatori del Palermo di oggi? «Ho giocato con Gazzi perché me lo sono cresciuto ai tempi della Viterbese (stagione 2003/2004, ndr). È un ragazzo perbene e intelligente, di un’umiltà spiazzante, che dà tutto quello che ha in campo. Mi ha colpito quando in un’intervista tempo fa disse che io ero stato quello che gli avevo trasmesso di più. Non so come giocherà nel 4-3-3 di De Zerbi, ma uno come Gazzi in campo ci deve sempre stare».  C’è una foto che la ritrae con la Coppa Italia alzata al cielo. Di quel trofeo però si sono perse le tracce. «Non so dove sia, ma a quel trofeo mi lega un ricordo profondo. Vincemmo il campionato di C1 e alla fine arrivò pure la Coppa. Partimmo in sordina, ma in quel Palermo rivedo questa squadra”.