Gds: “«Sei come Spatuzza. S…, Buscetta». Corte d’appello, rese note le motivazioni della sentenza a Miccoli”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” parla ancora del caso Fabrizio Miccoli. Ecco un estratto: “La frequentazione, a Palermo, anche di delinquenti e persone gravitanti nell’ambiente mafioso fu «una libera scelta» dell’ex calciatore del Palermo Fabrizio Miccoli, che per questa ragione «era entrato in grande confidenza e in rapporti di amicizia pure con Francesco Guttadauro, nipote del noto capomafia latitante Matteo Messina Denaro e figlio di Filippo, detenuto per reati di mafia» e boss di Bagheria. Lo scrive, nella motivazione della conferma della condanna a tre anni e sei mesi, la Corte d’appello di Palermo, che l’8 gennaio scorso aveva ribadito la decisione del Gup del 20 ottobre 2017, ritenendo l’ex numero 10 rosanero colpevole di estorsione aggravata. Guttadauro jr, originario – come lo zio Messina Denaro – di Castelvetrano, fu successivamente arrestato ed è tuttora detenuto. L’altro parente di latitante frequentato da Miccoli era stato Mauro Lauricella, figlio del boss Antonino, detto lo «Scintilluni», e a sua volta condannato in un’altra tranche dello stesso processo. Miccoli aveva spiegato che, per risolvere la questione di una somma dovuta da un imprenditore a un ex fisioterapista del Palermo, si era rivolto a Lauricella «per le sue conoscenze nell’ambito della movida». In realtà, osserva il collegio, Miccoli in precedenza aveva chiesto aiuto al figlio del boss anche per una propria controversia col padrone dell’appartamento in cui aveva abitato: l’uomo, proprietario di una palestra, era stato più volte invitato a lasciar perdere e minacciato. Poi aveva trovato una testa di capretto e proiettili davanti alla propria attività commerciale. A Francesco Guttadauro invece Miccoli aveva «procurato diversi biglietti per assistere alle partite del Palermo», consentendogli pure, «con la propria intercessione, di assistere a Boccadifalco all’allenamento della squadra». In quell’occasione il calciatore, difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Gianpiero Orsino, aveva avvisato il nipote del latitante della presenza degli «sbirri», invitandolo per telefono ad allontanarsi. Al figlio della sorella di Messina Denaro, Miccoli aveva scritto «Sei come Spatuzza» e il presunto mafioso aveva risposto: «S…, Buscetta», con inequivocabile significato di «offesa attribuito ai cognomi di due famosi collaboratori di giustizia». I giudici evidenziano poi che pure tra Guttadauro e Lauricella c’erano stati rapporti, a riprova della «grande autorevolezza di Mauro Lauricella in quell’ambiente», cosa che non era affatto ignota al calciatore. Nella vicenda estorsiva, conclude infatti la motivazione, «Miccoli chiese a Lauricella di intervenire perché conosceva l’autorevolezza che all’amico derivava dal fatto di essere il figlio del latitante mafioso Antonino e dall’essere in contatto con altri soggetti che si muovevano nel medesimo ambito, come Nicola Milano e Francesco Guttadauro»”.