Gds: “Incubo Coronavirus. Ospedali aperti e il pericolo virus. Gli infettivologi: «Fermate le visite». Dopo il Giglio, limiti pure in un reparto del Cervello”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sullo stop alle visite di parenti e amici dei pazienti ricoverati in ospedale. Una stretta necessaria e un punto su cui gli infettivologi intervistati sono d’accordo: bisogna chiudere i portoni degli ospedali agli accompagnatori senza aspettare un minuto di più consentendo semmai l’assistenza esterna solo in rare eccezioni. Fino a due giorni fa solo la Fondazione Giglio di Cefalù aveva deciso di inasprire le disposizioni nazionali e regionali impedendo l’ingresso per le visite, da ieri la stessa iniziativa è stata adottata anche nel reparto di Ematologia I dell’ospedale Cervello. I degenti, alla luce dell’emergenza e in considerazione del particolare stato di immunodepressione, non potranno ricevere parenti e familiari. In più i nuovi pazienti da ricoverare dovranno essere sottoposti al tampone e soltanto in caso di esito negativo potranno essere accolti in reparto. Nel frattempo il direttore dell’Unità operativa, Caterina Patti, sta facendo attrezzare un’area per il pre-triage adiacente al padiglione di Ematologia nel quale le persone saranno tenute in osservazione in attesa dell’esito degli esami. «Bisogna evitare i contatti tra chi viene in visita e i ricoverati, una cautela che è necessaria in ogni reparto», sottolinea Piera Dones, ex primario di Malattie Infettive all’ospedale dei Bambini, oggi in pensione. «Il contagio in una struttura ospedaliera – continua la dottoressa Dones – può essere molto pericoloso. Nelle case di riposo degli anziani, ad esempio, da un singolo caso si è passati velocemente alla trasmissione del virus a tutte le altre persone presenti nell’edificio. Allo stesso modo può avvenire nei luoghi di cura visto che l’infezione si può trasmettere per via aerea, cioè attraverso le goccioline che escono dalla bocca o dalle secrezioni. Ecco perché non possiamo più consentire ai malati di incontrare i loro cari nelle corsie. Capisco che si tratta di interventi molto drastici ma il medico, mai come in questo momento, deve farsi prendere dall’emotività, piuttosto ha il dovere di riconoscere ciò che è meglio per la salute della comunità». La dottoressa Dones, però, individua qualche eccezione al blocco indiscriminato: «Sempre nel rispetto di tutte le norme di sicurezza si potrebbero autorizzare a restare in reparto solo quelle persone che accudiscono degenti non autosufficienti, sarebbe anche una maniera per offrire un prezioso aiuto agli infermieri e agli altri operatori sanitari». Anche per Antonio Cascio, professore di Malattie Infettive all’Università di Palermo, «è corretto chiudere, anche perché tra chi accompagna o assiste i pazienti in ospedale ci potrebbe essere un portatore asintomatico in grado di infettare medici e infermieri che in questo momento sono figure indispensabili per combattere il Coronavirus».