L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul processo per il crac del vecchio Palermo.

Colpevole della bancarotta del Palermo calcio, all’epoca guidato dal patron Maurizio Zamparini, è solo il suo ex commercialista. Assolti gli altri quattro imputati. La sentenza della quarta sezione del tribunale (presidente Bruno Fasciana) ha scagionato coloro che dovevano rispondere, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e false comunicazioni agli organi di vigilanza della Covisoc. L’unica condanna è per il commercialista e presidente del collegio sindacale, Anastasio Morosi: 4 anni e 4 mesi. Assolti la segretaria di Zamparini, Alessandra Bonometti, uno dei sindaci della società, Enzo Caimi, e i rappresentanti della curatela dell’Us Città di Palermo, Calogero Pisciotta e Gabriele Palazzotto.

Per Zamparini c’è stata l’estinzione del reato, essendo morto l’1 febbraio del 2022. Le assoluzioni sono state emesse con la formula «perché il fatto non sussiste». Tra 90 giorni saranno depositate le motivazioni. A questo esito si aggiunge quello che aveva riguardato anche il commercialista ed ex presidente del Palermo Calcio Giovanni Giammarva, chiamato dallo stesso Zamparini nel 2017 a sostituirlo nel periodo della decadenza finanziaria della società, definito allora persona di «garanzia». Lui aveva seguito la strada dell’abbreviato ed in appello era stato assolto perché il fatto non sussiste, ribaltando la condanna avuta in primo grado a 8 mesi e 10 giorni.

Un processo estremamente complesso in cui sono state analizzate migliaia di intercettazioni tutte incentrate nel passaggio tra la vecchia società del Palermo, per l’appunto quella di Zamparini, e la successiva gestita dalla curatela, subentrata per via della crisi finanziaria dei rosanero. Secondo l’iniziale impianto accusatorio della Procura, Giammarva avrebbe concorso con gli altri indagati nel rappresentare alla Covisoc una falsa situazione patrimoniale della società calcistica. Tra le operazioni contestate quella della cessione della Mepal per 40 milioni ad Alyssa, con sede in Lussemburgo, quest’ultima ritenuta in qualche modo riconducibile a Zamparini. La Procura sostenne che il valore del marchio del Palermo Calcio sarebbe stato nettamente inferiore a quei 40 milioni versati e la sopravvalutazione avrebbe consentito di creare una sorta di riserva monetaria poi essere reimpiegata per ripianare il bilancio in rosso di 27 milioni di euro della Us Città di Palermo. «Esprimo ampia soddisfazione per le conclusioni del collegio – ha commentato l’avvocato Fabrizio Lanzarone, che ha difeso Pisciotta e Palazzotto – all’esito di un processo molto complesso, sia sul piano tecnico che probatorio, non foss’altro che per la mole dell’incartamento, trattato con grande equilibrio».