Gazzetta dello Sport: “Zamparini e Lotito, ma che vi succede? Palermo: niente esonero dopo 6 sconfitte di fila. Lazio: il patron mai così poco invadente con la squadra”

“Ma chi l’ha detto che certe persone non cambiano mai? Prendete Maurizio Zamparini e Claudio Lotito, i presidenti di Palermo e Lazio che si affrontano all’ora di pranzo al Barbera . Il «killer» degli allenatori da una parte, dall’altra l’ uomo capace di «invadere» qualsiasi spazio. Entrambi veri incubi dei propri tecnici. Il primo, Zamparini, perché con lui non si è mai sicuri di restare al proprio posto per due partite di fila (in 15 stagioni a Palermo solo 2 concluse con l’allenatore col quale le aveva iniziate). Il secondo, Lotito, perché pur non essendo di esonero facile (solo 4 in 12 anni) è una presenza ingombrante per qualsiasi persona lavori con lui. Non «fa» la formazione al posto dell’allenatore, ma gli sta col fiato sul collo. E poi magari lo porta in tribunale quando le strade si separano (vedi Petkovic e ora Bielsa). Zamparini non è mai arrivato a tanto, ma forse qualcuna delle sue tante «vittime» avrebbe preferito un epilogo del genere piuttosto che vedersi sottoposto a certi stillicidi (ti caccio, poi ti richiamo, poi ti ricaccio). CAMBIO DI SCENA Ebbene, i due presidenti «impossibili» sembrano aver messo la testa a posto. O almeno ci stanno provando. Anche se magari non resisteranno troppo a lungo. In questo senso quello più a rischio è Zamparini. Soprattutto per la situazione contingente. Per De Zerbi quella di oggi è infatti l’ennesima ultima spiaggia. Se perde ancora (sarebbe il settimo k.o. di fila, mai il Palermo ha conosciuto una serie tanto lunga di sconfitte) difficilmente conserverà la panchina. Ma intanto è una notizia, e che notizia, che il suo presidente non gli abbia già dato il benservito. Il «vero» Zamparini lo avrebbe sicuramente fatto, anche perché le sei sconfitte consecutive collezionate finora dall’allenatore sono già un record, seppure «solo» eguagliato. Stanchezza, rassegnazione o fiducia in un tecnico che – nonostante i risultati – resta uno dei più interessanti della nuova generazione? O addirittura pentimento per un modus operandi che è diventato un suo marchio di fabbrica? Chissà. COSÌ UGUALI COSÌ DIVERSI E, a proposito di pentimenti, come definire l’atteggiamento del Lotito 2.0? Il presidente onnipresente e onnisciente da un po’ di tempo a questa parte interviene molto meno (anche in Lega e Federcalcio). Lui che era l’emblema del «one man club» (faccio tutto io, al massimo prendo un d.s., ma giovane come Tare) dopo 12 anni ha strutturato la società. Inserendo un dirigente del calibro di Angelo Peruzzi e un portavoce ufficiale, Arturo Diaconale. In modo da delegare ad altri la comunicazione, sia all’interno sia all’esterno. Al punto che Inzaghi, che peraltro è da sempre un pupillo di Lotito, quasi si è dimenticato quale voce abbia il presidente. Ma anche per Lotito, come per Zamparini, il dubbio è inevitabile: quanto resterà fedele a questa nuova e improvvisa sobrietà che si è autoimposto? Zamparini e Lotito. Così eguali e così diversi. Tanto da alternare (in Lega) momenti di grande afflato a scontri veementi. Come la famosa esternazione di Zamparini ai tempi del governo del professore: «In Italia c’è Mario Monti, in Lega c’è Lotito, due faccendieri che portano al disastro»”. Questo quanto riportato da “La Gazzetta dello Sport”.