Gazzetta dello Sport: “Ronaldo 40. Il Fenomeno ha cambiato il calcio. Massima tecnica alla massima velocità: nessuno prima di lui ci era mai riuscito”

“Destino vuole che il calcio in vent’anni ci abbia regalato due Ronaldo, ma fateci caso, quando in una conversazione a sfondo ronaldesco il soggetto non è chiaro, scatta la precisazione: «Ronaldo il Fenomeno…» oppure «Ronaldo quello vero». Senza nulla togliere a Cristiano, Ronaldo di oggi, il distinguo ci sta. Nel decennio dei Novanta, Ronaldo il Fenomeno ha aperto l’era del calcio digitale, non è casuale che la sua parabola sia coincisa con nascita, diffusione e affermazione del web. Oggi Ronaldo compie quarant’anni e tutti, più o meno, camminiamo ricurvi sugli smartphone. Ai tempi del Fenomeno avevamo cellulari con le antenne. Steve Jobs ha cambiato il mondo, R9 il calcio. ALTA VELOCITA’ Ronaldo ha traghettato il football nell’era dell’alta velocità. I grandi prima di lui – Di Stefano, Pelé, Cruijff, Maradona e gli altri – regalavano giocate fantastiche, ma ad andature «umane». Il Ronaldo ventenne veniva accreditato di tempi da sprinter olimpico, tre secondi e qualche cosa sui trenta metri lanciati. Tecnica al massimo dei giri. La Pirelli lo assoldò per una campagna pubblicitaria con slogan a misura di Fenomeno: «La potenza è nulla senza controllo». Questo è stato Ronaldo: massima forza in massimo governo di palla. Andava a cento all’ora (si fa per dire) col pallone incollato ai piedi, e del pallone e degli avversari disponeva a piacimento. Tanta possanza a un certo punto gli si è rivoltata contro, col passare delle stagioni tendini e ginocchia facevano sempre più fatica a reggere masse muscolari impressionanti. Gli infortuni, il suo calvario, ma bisogna levarsi dalla testa il ricordo del Ronaldo trentenne, bolso, ingrassato e affaticato. Il vero Ronie si è visto al tramonto del Novecento e all’alba del Duemila, e se oggi Cristiano Ronaldo e Leo Messi sono quello che sono il motivo è semplice: da bambini guardavano il Fenomeno in tv, mentre imperversava nel Barcellona e nell’Inter. «ASINO, ASINO» Ronaldo ha vinto quasi tutto. In bacheca gli mancano la Champions League e uno scudetto italiano. Non sono vuoti da poco, ma due Palloni d’oro, svariate coppe e il Mondiale del 2002 in Giappone e Corea del Sud, il «suo» Mondiale, compensano i buchi. In realtà Ronie di Coppe del Mondo ne ha sollevate due, ma la prima, Usa ‘94, arrivò senza che Ronaldo giocasse un minuto. E qui scatta l’aneddoto. Ronie aveva 17 anni, i 18 li avrebbe compiuti a settembre. La stampa brasiliana premeva perché il c.t. Carlos Alberto Parreira lo facesse giocare. Troppo forte era la voglia di rivedere la favola del Pelé ragazzo prodigio a Svezia 1958, ma Parreira non ne voleva sapere e a Ronie non concesse neppure una briciola. Così i giornalisti brasiliani presero via via a insultare il c.t.. Non c’era conferenza in cui dal fondo della sala non si levasse un mormorio contro Parreira: «Burro, burro», sibilavano a decine. «Burro» in portoghese vuol dire asino. Né il trionfo nella finale di Pasadena, ai rigori contro l’Italia, né la Coppa sul tavolo frenarono la protesta. Per i giornalisti brasiliani, il povero Parreira «burro» era e «burro» rimase, non c’era trofeo che potesse assolverlo dal peccato mortale di aver ignorato il fenomenale ragazzo. FENOMENOLOGIA La fenomenologia di Ronaldo travalica i campi di calcio. Ronie è stato un fenomeno sportivo e sociale, ha smosso masse, scatenato edizioni straordinarie di telegiornali: il suo malore a Francia ‘98 resta un mistero insoluto. Ronaldo ha avuto molte fidanzate, ma è stato forse l’unico calciatore a cambiare l’anagrafe di una di loro: Susana Werner, la sua prima storica compagna, oggi moglie di Julio Cesar, diventò per tutti Ronaldinha. Buon compleanno, Ronie.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.