Gazzetta dello Sport: “L’Italia di Conte non finisce mai. La Svezia ci imbriglia, ma allo scadere: Eder! Azzurri già agli ottavi”

“Negli ottavi dopo 180’, senza prendere gol per il quarto match di fila, e con Eder alla Paolo Rossi, cioè qui contro tutto e tutti. Elogio della perfezione? No. Eder si prende la ribalta e stende la Svezia con incantevole botta finale grazie alla partecipazione straordinaria di Zaza. La difesa è insuperabile. Ma l’1-0 agli scandinavi, più che elementari, quasi basici, con il totem Ibra discontinuo a dir poco, lascia un retrogusto amaro. Per quello che poteva essere ieri, un successo facile facile senza aspettare l’88’. E per quello che potrebbe essere domani: un’Italia che, quando dovrà far gioco, si troverà in grossi guai se non velocizza la circolazione, non si muove senza palla, non aggiusta la mira, non aggredisce. Non è giusto dire che l’immagine del Belgio è cancellata, ma un po’ offuscata sì. ITALIA FINALE Spiacevole nel giorno della qualificazione anticipata, ma neanche Conte, così perfezionista, sarà contento di quanto visto. Senza vigore né cattiveria. Aspettando di capire, dopo Irlanda-Belgio, se siamo già primi o se con gli irlandesi è in ballo la classifica, meglio godersi gli ultimi minuti. La Svezia disidratata di fiato e idee, e l’Italia che finalmente si decide a inserire la quarta, pressare alto e impedire la ripartenza: palla bassa, stop lancioni inutili e appoggi sgangherati. I lungagnoni nordici non sanno gestire l’assalto e crollano: Zaza entra di fisico, Eder trova corridoio, palla e soprattutto palle per andare dritto, allargarsi e scagliare il destro all’angolo. Candreva poco dopo quasi replica, sarebbe stato troppo. Ma questa è la Svezia: mini. E l’Irlanda, con l’aggressione, l’aveva smascherata. Noi, col nostro andamento lento, l’abbiamo tenuta in piedi senza che riuscisse a tirare in porta una volta (come con l’Irlanda). Ma non c’è da vantarsi. ANDAMENTO LENTO Conte, che tra i meriti ha il miracoloso recupero di Eder, insostituibile per possesso e verticalizzazione, doveva chiedere di più. Il copione, infatti, sembra proprio quello visto col Belgio, escluso Florenzi per Darmian: attendismo e ripartenza. Difensivi insomma, quando la Svezia meritava di essere messa subito all’angolo: non c’è controprova, ma segnando un gol difficilmente ci avrebbero recuperato, il contrario. Ma che cosa fanno gli azzurri? Aspettano e sperano. Gli svedesi sono legnosi, Ibra pare svogliato e disgustato dalla mediocrità attorno, e noi ci fermiamo ai primi capoversi della sceneggiatura: presa palla, infatti, si va a due all’ora. E così li aiutiamo a piazzare il 44-2 di armadi, a chiudere ogni spiraglio, a prendere coraggio, visto che non vinciamo un uno contro uno e non cambiamo mai fascia. Non c’è un lancio verticale (Bonucci) che non sia approssimativo. Prevedibili insomma. Tutto in bocca agli svedesi che, tra chili e centimetri, anticipano e abbattono. Che poi non sappiano che cosa fare è un’altra storia. LO SPRECO Dicono le cifre: possesso alla pari (51% loro), territorio idem (50%). Ma dicono anche che, una volta verso la zona gol, loro sono peggio di noi. E dietro non hanno Chiellini, il migliore della stagione, e Barzagli, l’altro implacabile: Guidetti è un bluff, Ibra non respira e deve abbassarsi per impostare l’azione. Niente rischi, niente tiri a Buffon. Noi invece quattro, tra i quali una traversa di Parolo, il gol di Eder, la paratissima su Candreva. Praticamente in tutte le azioni in cui ci siamo dati una smossa. Come dire: che spreco. Troppi erano gemelli diversi di quelli del Belgio. Su tutti Pellè, imbarazzante per come non fa una cosa giusta, ma anche Giaccherini, sotterrato dai centimetri di Ekdal, e lo stesso Parolo intimidito. De Rossi sfanga la sufficienza perché lotta da duro ma nel chiaro 5-3-2 difensivo, giocando più avanti degli esterni Candreva e Florenzi, e senza un uomo da curare, non serve il centromediano alla Busquets. ZAZEDER! Secondo tempo migliore, gli urlacci di Conte devono averli sentiti anche a Stoccolma. Hamren non ha mosse alternative, noi ci alziamo e Zaza, nell’ultima mezzora per l’irriconoscibile Pellè, apre finalmente spazi fin lì soffocanti, muovendosi a 360 gradi e mostrando i denti. Eder è uno spettacolo di pressing, sacrificio, tentativi di regia avanzata che non sempre riescono perché in mezzo le prendiamo da Ekdal e Kallstrom. Un’idea tattica la Svezia ce l’ha: esterni bassi a turno all’attacco e quelli alti accentrati, per una linea offensiva a cinque cui l’Italia risponde con gli stessi effettivi. Zero fantasia loro, anonimi noi. Quasi da fare più paura agli altri. Ma come – penseranno francesi, inglesi e compagnia bella –: giocano così così, faticano, vincono e non rischiano niente (un Lukaku in 180’)? Tra qualificazioni e fase finale, solo Italia e Inghilterra, oltre alla Francia ospite, non hanno mai perso. Speriamo che anche questo significhi qualcosa, in un Europeo dalle distanze minime”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.