Gazzetta dello Sport: “Leo e CR7, una dittatura senza fine. Non è il Pallone d’oro, è il Pallone loro”

“Se qualche giurato non ha sbagliato «X», per il 2015 non c’è gara: il Pallone d’oro è già di Messi, il quinto in 7 anni, record personale migliorato con Cruijff, Platini, Van Basten e Cristiano Ronaldo staccati a quota tre. E non è detto che il portoghese, rivale storico, reduce da due successi consecutivi, possa lenire il dolore del sorpasso con il 2° posto: c’è la minaccia di Neymar che incombe, l’altro barcellonista, reduce dall’anno più bello e con l’età giusta per cominciare un nuovo ciclo. Se i grandi abdicheranno, naturalmente: perché da 10 anni più che Pallone d’oro questo è il Pallone loro. Dei fenomeni coi quali sarà ricordato l’inizio del nuovo secolo. Dal 2001 al 2007 si erano susseguiti 7 assi diversi – Owen, Ronaldo, Nedved, Shevchenko, Ronaldinho, Cannavaro e Kakà ultimo «umano» –, poi il trofeo è stato monopolizzato dalla coppia di alieni. Chissà ancora per quanto. DI STEFANO E PELÈ Se il Pallone d’oro fosse sempre stato un premio mondiale, qualcosa del genere sarebbe successo anche con Pelè e Maradona. Ogni decennio ha avuto i suoi Messi e CR7, ma non una rivalità così. Pensiamo agli anni 50, all’argentino Alfredo Di Stefano (poi spagnolo, quindi 2 volte Pallone d’oro) che molti paragonano a Pelè, e all’ungherese Ferenc Puskas, in un’epoca nella quale era possibile ammirare Suarez, Schiaffino, Kopa, Matthews, Nordahl, Jascin. E poi viaggiamo negli anni 60, quelli di Pelè re incontrastato, con l’alter ego portoghese Eusebio, e Sivori, Best, Charlton, Rivera, Garrincha… CRUIJFF E DIEGO Arriva la televisione a rendere popolari le gesta di Cruijff e Beckenbauer, signori degli anni 70, calcio totale contro panzer tedeschi, più Gerd Muller, Keegan e Rummenigge due volte premiato a cavallo dei decenni. Nasce il calcio moderno e spiana la via agli anni 80, quelli della Serie A campionato più bello del mondo: Maradona è il simbolo, forse il più grande di sempre, ma è argentino e non può opporsi al triplice successo consecutivo del francese Platini. E poi Zico e Falcao, simboli di un Brasile tra i più belli e meno vincenti, Matthaus, Butragueño, Gullit e Van Basten, il nostro Paolo Rossi. Il calcio spettacolo continua nei favolosi 90 con gli immensi Ronaldo e Zidane, senza dimenticare Baggio, Romario, Stoichkov, Weah, Maldini. GLI EREDI? Comincia il nuovo secolo e si fatica a individuare un simbolo, da Figo a Shevchenko, anche se probabilmente le cose migliori, le più «maradoniane», appartengono a Ronaldinho. Ma fino al 2007 non c’è il nome assoluto. Quell’anno Kakà vince precedendo CR7 (2°) e Messi (3°), il segnale di quello che sta per succedere. Un dominio senza precedenti: dal 2008 i due si sono scambiati primo e secondo posto del Pallone d’oro, tranne nel 2010 col portoghese fuori dal podio. Senza di loro, chissà quanti titoli in più avrebbe avuto Iniesta. Eredi? Boh. Se Neymar è il candidato più serio, se Suarez oggi forse meritava il podio più del portoghese, la lista è ampia ma nessuno ancora s’è staccato dal gruppo: tra i pretendenti, per restare in Italia, Dybala e Pogba che oggi potrebbe entrare nella Top 11 mondiale. È già qualcosa”. Questo riporta l’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia”.