“Lancini «A Palermo torno in B”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le parole del difensore del Palermo Edoardo Lancini.

Boscaglia? «È stato il primo allenatore, quando avevo 20 anni, a credere in me – ammette il difensore -. Grazie a lui sono cresciuto molto. Sono felice che sia venuto a Palermo, perché è molto bravo e si impara tanto. Mi ha sempre stimolato, anche provocandomi, pure quando mi insulta, so che lo fa per il mio bene, ma così riesco a dare il massimo. È un duro che emana umanità, riesce a esserti molto vicino fuori dal campo, ma poi chiede tanto nel lavoro ed giusto così».

In che senso la insulta? «Mi ricordo che quando andai a Novara, per spronarmi, dopo un allenamento mi disse “Sei troppo scarso non sai giocare”, e lì mi ha fatto fare il salto».

Quanto è importante conoscere già il suo credo tattico? «Molto, ma i miei compagni sono già sulla buona strada. La base c’è, anche se bisogna fare tanto, soprattutto nella fase difensiva. Ci chiede molto: non dovremo mai abbassarci e giocare alti con linee compatte tra i reparti, servirà una grande abilità nel leggere la palla. È un lavoro che richiede molta concentrazione, ma sono convinto che assimilando bene questi concetti faremo molto».

Dalla D alla C cosa cambia nell’approccio mentale?
«L’anno scorso avevamo la pressione di vincere a tutti i costi, è chiaro che in C l’avremo pure, ma non come un assillo. Dovremo ragionare partita dopo partita e dopo vedremo. Dovremo dare il massimo sui concetti che vuole il mister, se lo faremo credo che ci toglieremo grandi soddisfazioni».
Ha lasciato la Serie B per venire a Palermo in D.

Quanto voglia c’è di dimostrare che la C la sta stretta? «Voglio tornare in Serie B, questo è sicuro, l’ho lasciata perché ho voluto fare una scommessa venendo a Palermo. Penso di essere un giocatore che può stare in B e anche in A. In passato, a Brescia, sono stato anche po’ sfortunato perché bloccato da piccoli infortuni. Oggi sono nel pieno della maturità e so quanto posso dare».

È arrivato Marconi, come va l’affiatamento al centro della difesa? «E’ un bravissimo ragazzo, di sani valori, siamo una famiglia e quest’anno è un aspetto che deve emergere ancora di più.

La sua carriera parla chiaro, è bravo nel gioco aereo, nella marcatura e nell’impostazione. Mi trovo benissimo».

Per un nuovo compagno, un altro che ha dovuto abbandonare il calcio. Come ha vissuto la vicenda di Martinelli? «Siamo molto legati dai tempi di Brescia, abbiamo giocato insieme sette anni.

E’ un amico, abbiamo condiviso la scelta di venire a Palermo in D. Nei giorni in cui ha dovuto attraversare il calvario dei controlli clinici tra Genova e Milano, è stato molto duro anche per me, perché pensare di non poterlo avere più al mio fianco è stato difficile. Ho pianto, non me ne vergogno, perché è una amico vero. Adesso aspettiamo che ci venga a trovare».

Dopo il lavoro fatto in ritiro, questa squadra ha già la mentalità da B? «Quello che ci siamo detti tra di noi è importante. Resta nello spogliatoio. Se dobbiamo gettarsi nel fuoco, lo dovremo fare tutti. Non credo che servano i nomi nel calcio, ma serve la fame, i fenomeni stanno in solo in SerieA. In B e in C contano le motivazioni e noi le abbiamo».