Gazzetta dello Sport: “L’alfabeto del Pipita. Baires, Quatar e quel Palermo in… comune con Dybala”

A COME ATLETICO PALERMO, il club del quartiere di Buenos Aires da dove Higuain viene acquistato dal River Plate a soli 10 anni. Dal Palermo (ma senza Atletico) arriva anche Dybala, suo nuovo compagno di squadra. In un modo o nell’altro, alla fine si parla sempre di Zamparini.

B COME BELGIO, la squadra cui segna il gol che vale la qualificazione dell’Argentina alle semifinali dell’ultimo Mondiale, meritandosi il giudizio di migliore in campo. Purtroppo ne sbaglierà uno più facile nella finale con la Germania.

C COME CAPELLO, l’allenatore che lo ha voluto al Real Madrid, facendolo acquistare per 13 milioni. Sembravano tanti, allora. Invece, ancora una volta, il tecnico italiano aveva visto giusto.

D COME DOMENECH, il c.t. francese che, dopo una doppietta al Boca, lo chiama in nazionale non ancora 19enne. Lui è nato a Brest (dove papà Jorge giocava) e rifiuta per non pregiudicarsi la convocazione con l’Argentina. Pensate se avesse fatto il contrario e ai gol che la Francia si è mangiata in finale col Portogallo all’Europeo.

E COME EMPOLI, la città dove conosce Maurizio Sarri: il Napoli non becca palla (4­2), lui non segna e scopre un grande allenatore. Che l’estate dopo, in dieci minuti, lo convince a restare in azzurro.

F COME FROSINONE, l’ultima squadra affrontata con la maglia del Napoli. Le rifila una tripletta e strappa i complimenti anche gli avversari per l’ultima rete, segnata in rovesciata: allora non si sapeva, ma era la cartolina di saluto.

G COME GONZALO, come lo chiamavano semplicemente a Napoli. Era arrivato come Pipita, se ne va con appellativi non proprio ripetibili. L’unico che ha da guadagnarci in questa storia è José Altafini, cancellato dalla memoria dopo un gol da ex: «Core ‘ngrato non sono più io». Adesso José può invecchiare in pace.

H COME L’ALTRO HIGUAIN, il fratello-­portavoce Nicolas, tessitore dell’intera trama. Condannato al lavoro sporco, nel bene e nel male: punching ball, capro espiatorio, guaritore di mal di pancia. Oggi si chiamano agenti.

I COME IRRATI, l’arbitro che lo espelle a Udine, dopo un tocco pericoloso fra i due che scatena moviolisti e complottisti. Scattano 4 giornate di squalifica, poi ridotte a 3, e il Napoli perde definitivamente l’ultimo treno per lo scudetto.

L COME LAZIO: la affronta all’ultima giornata del torneo 2014­15, sbaglia il rigore che vale il preliminare Champions e si becca i fischi, ma i due gol della rimonta (da 0­2 a 2­2) li aveva segnati lui.

M COME IL MILLENNIUM di Cardiff, lo stadio dove si giocherà la prossima finale di Champions League. C’è bisogno di aggiungere altro?

N COME NORDAHL L’uomo dei record, cancellato con l’ultimo strepitoso campionato, chiuso a 36 gol. Mai nessuno come Higuain nella nostra Serie A. Comincia alla seconda giornata con la doppietta alla Sampdoria e non si ferma più, ne fa altre alla Lazio, all’Inter, al Bologna (per quanto inutile), all’Atalanta, al Frosinone, al Sassuolo, al Genoa, all’Atalanta e chiude con la squassante tripletta dell’ultima giornata.

O COME OSSESSIONE, quella per la Champions mai vinta. Col Napoli ha una sola chance, 12 punti non bastano a qualificarsi in un girone di ferro che comprende Arsenal e Borussia Dortmund. Ci riprova l’anno dopo nel preliminare con l’Athletic Bilbao: lui costruisce (rete dell’1­1 all’andata), la difesa distrugge prendendo gol ridicoli nel ritorno (3­1) e buona notte. Ci riproverà adesso con la Juventus: Buffon, Bonucci, Barzagli e Chiellini non regalano nulla.

P COME PASSARELLA, l’allenatore che lo lancia in prima squadra nel River Plate. Il ragazzo è così forte che in Argentina ci resta poco: segna 13 gol in un semestre e nel 2007 è già al Real Madrid. L’amaro destino dei tifosi argentini: potersi godere i migliori giocatori o quando sono troppo giovani o troppo vecchi.

Q COME QATAR, la terra del trionfo più bello col Napoli, la Supercoppa Italiana strappata alla Juventus, nel dicembre 2014, dopo una sfida epica che lo vede assoluto protagonista con 2 gol e si chiude con i tiri dal dischetto. Doha rappresenta il punto più alto della sua avventura partenopea.

R COME REAL MADRID, la squadra in cui gioca per 6 anni, segnando più di 100 gol. Vince 6 trofei, tutti nazionali, ma Gonzalo non si sente mai davvero decisivo, stritolato dalla concorrenza di troppi campioni. La scelta di arrivare da noi è conseguente, il suo rendimento migliora di anno in anno, ora è considerato fra i top d’Europa. Qualcosa di buono il calcio italiano ancora fa.

S COME SCHUSTER, il fenomeno di allenatore che nel 2007­ 2008 a Madrid lo fa giocare poco perché non sa dove metterlo. Per fortuna la società manda via lui, non il giocatore che, con Juande Ramos nel torneo successivo segna 22 gol. Che squadra allena oggi Schuster? Non allena.

T COME TORINO, la sua nuova città per cinque anni. Lo aspetta una nuova sfida: grande società, pubblico esigente, obiettivi altissimi. Ha tutto per riuscirci, se saprà liberarsi dal peso di una valutazione ingombrante e impegnativa.

U COME UDINESE, la squadra cui segna nello scorso torneo il suo 200esimo gol in squadre di club. Ovviamente è quello della vittoria.

V COME VERONA, la città del primo gol italiano, nel 4­2 con cui il Napoli superò il Chievo. Passò quasi inosservato, fu l’ultimo della partita.

Z COME ZACARIAS NANCY, il nome della mamma, di professione pittrice e questo spiega tante cose, dal gusto spiccato per il gol, all’arte di saperseli procurare. Un velo pietoso sul nomignolo «El Pipa» ereditato dal padre e poi ingentilito in Pipita. Poteva augurarsi di meglio”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.