Gazzetta dello Sport: “Italia, una vittoria a metà. Cattivi solo per 45’. Il primo posto è più lontano”

“Sarebbe stato bello se l’Italia avesse smentito Ventura, con gioia dello stesso c.t., seppellendo di gol l’allegra brigata del Liechtenstein, contentissima invece di aver limitato i danni con appena 4 gol al passivo. Sarebbe stato bello sì. Ma proprio quando c’era da decollare, dopo 45’ ad alta intensità ben oltre gli inesistenti contenuti tecnici, gli azzurri si sono fermati, concedendo un secondo tempo vecchio stile. Sarebbe servita più fame, più cattiveria, ma tutto sommato accontentiamoci: non è scritto nel manuale che si debbano per forza segnare otto gol alle «piccole». Non siamo abituati. Prendiamo questo 4­0, la doppietta di Belotti, i centri di Immobile e Candreva, un tempo con una svolta nella mentalità. Peccato soltanto che la goleada fosse alla portata. E di conseguenza l’avvicinamento alla Spagna che al contrario ora aumenta le distanze spazzando via, con un 4­0 parallelo ma di altro valore, quella Macedonia che ci aveva fatto soffrire. Se va avanti così ci si gioca tutto con gli spagnoli nel ritorno. Questo, non bene. 4-2-4 INEVITABILE Per evitare equivoci, naturalmente, meglio rinviare qualunque discorso tattico. Di sicuro il campo disegna il 4­2­4 tanto atteso, addirittura un 2­4­4 alla Chievo di Delneri, con Bonucci e Romagnoli soli davanti a Buffon che di mano non fa nessun intervento, soltanto uno di piede. Ma la spiegazione è che Italia e Liechtenstein viaggiano su categorie molto distanti: vietato impostare dibattiti in prospettiva. Ai nostri ospiti importa chiudersi e sperare che un rimpallo, o una palla persa, liberino un corridoio di speranza. Vanamente. Il loro 4­14­1 di partenza si trasforma in fase difensiva, dopo 12’ e 2 gol presi, in un 5­4­1 che per fortuna non suggerisce a Ventura nuove varianti. C’è da attaccare e basta. Solo che manovra e ritmo, dal primo al secondo tempo, sembrano appartenere a due partite diverse. E infatti lo spiacevole «score» della ripresa è un sorprendente 0­0. Ma perché? DUE PARTITE DIVERSE Perché subentra un calo di concentrazione e di voglia, inevitabilmente. Perché di sicuro s’aggiunge la stanchezza. E perché tutte le belle cose della manovra iniziale scompaiono. Con il gentile aiuto del Liechtenstein, infatti, all’inizio gli azzurri aggrediscono come fa una grande abituata a dominare. Senza pietà. Vanno in profondità, raddoppiano sulle fasce, crossano una quantità incalcolabile di palloni in area. Il risultato impressionante sono 4 gol tra l’11’ e il 44’, con un totale di 9 tiri in porta e 7 fuori dallo specchio. Pur con un possesso palla del 58%. Vuol dire che le azioni si sviluppano come si deve, veloci, che i due centrali (Verratti e De Rossi) servono in appoggio ma lasciano l’impostazione a Bonucci e agli esterni, che l’area avversaria è presidiata. A proposito degli esterni: il deb Zappacosta è impressionante per quanto corre, propone, tira, passa. Naturalmente da rivedere in altri scenari, ma la «prima» merita. POSSESSO ED ERRORI Tutto questo ben di Dio si dissolve in una ripresa, diciamolo pure, deludente. Alla manovra avvolgente e in verticale – sempre due­tre azzurri a tagliare in area, a muoversi senza palla, a sorprendere una difesa inesistente – fa da contraltare un gioco fatto di inutile possesso palla (71%). Inteso come portare palla con poche idee, lanciandola avanti con ancora meno fantasia. Addio inserimenti e tagli: Immobile si fa prendere dalla foga, Belotti è meno concreto, Bonaventura e Candreva rallentano come Zappacosta e De Sciglio dietro. In più, dei nuovi entrati, Eder resta ai margini e si fa male, Insigne crea invano un paio di occasioni e Zaza riesce a mangiarsi un paio di palloni che erano gol. Ventura si sgola perché, discorsi della vigilia a parte, qualche gol in più non avrebbe fatto male. Una buona notizia arriva però dall’Albania, scivolata malamente (0­3) in casa contro Israele (che l’Italia ha già liquidato). Il gruppo si sgrana e all’orizzonte si staglia il duello con la Spagna. Solo che noi restiamo dietro.”. Questo quanto si legge su “La Gazzetta dello Sport”.