Gazzetta dello Sport: “Cina: grandi colpi già ai saluti come Lavezzi ed è allarme. Quello dell’Argentino non è un caso isolato: i dirigenti iniziano a interrogarsi…”

“Basta prendere uno dei treni veloci e schizzare via dalle grandi città: spuntano gru ovunque, a occupare i terreni non ancora edificati. Qualcuno teme che la bolla immobiliare scoppi pure in Cina, prima o poi. Di sicuro in questi anni tanti uomini d’affari si sono arricchiti investendo nel mattone. E una volta che hanno fatto soldi alcuni di loro si sono comprati squadre di calcio: da Shanghai a Hangzhou, da Tianjin a Guangzhou. Capitani dell’edilizia e non solo. I paperoni del pallone stanno rendendo la Chinese Super League sempre più competitiva, come dimostrano gli oltre 250 milioni di euro spesi in trasferimenti lo scorso inverno nell’ultima sessione di mercato, senza contare le folli cifre per gli stipendi. In Cina sono sbarcati volti noti in quantità: basti pensare ai «nostri» Pellè, Lavezzi, Gervinho, Guarin. Più presenze negli stadi, moltiplicazione dei diritti tv. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. ALLARME Alcuni club cominciano a lamentarsi, e forse a rimpiangere certi acquisti. Il fatto è che le vagonate di renminbi allettano le stelle internazionali ma se non ci si ambienta, se mancano le motivazioni può capitare di recitare da comparse in campo o, peggio, di decidere di andare via anzitempo. Tra chi è arrivato all’inizio dell’anno c’è già qualcuno che sta meditando la fuga anticipata. È il caso di Ezequiel Lavezzi, che a metà febbraio si è trasferito dal Psg all’Hebei con un biennale: in Europa si è parlato di un ingaggio da 15 milioni di euro a stagione ma in Cina le cifre che circolano sono molto più alte, addirittura 23 milioni annui. Fatto sta che Lavezzi ha giocato 10 partite in campionato senza fare gol, si è fratturato il gomito in Coppa America e già a fine estate avrebbe maturato la decisione di risolvere il contratto. Sarà pur vero che Qinhuangdao, città portuale, mette tristezza, ma la parabola di Lavezzi non è isolata. Certo, a Shanghai si vive molto meglio e non è un caso se l’ex interista Guarin si trovi bene nello Shenhua. Però anche il brasiliano Teixeira, che gioca con il Jiangsu di Suning, avrebbe manifestato la volontà di andare via. I soldi non bastano a comprare la felicità, le differenze culturali tra la Cina e l’Occidente possono scoraggiare, e poi l’epicentro del calcio è altrove. CONTROMISURE Tra i dirigenti locali serpeggia una certa insofferenza, visti gli investimenti fatti. E ci si interroga sulla reale efficacia della campagna di importazione delle stelle. Va bene il nome di grido, ma viene richiesta pure l’adesione al progetto di fare grande la Cina del pallone. È in queste smagliature del mercato che prova a inserirsi l’agenzia italiana Football Capital, che presto aprirà una sede a Shanghai. Marco Busiello, China country manager, sta girando il Paese in lungo e in largo: «I club cinesi vogliono strutture che li tutelino, sono un po’ stanchi degli agenti che vengono a fare le operazioni e poi salutano. Noi cerchiamo di offrire un supporto in loco e di indirizzarli nella scelta degli stranieri che abbiano le giuste motivazioni e capacità di adattamento. È sbalorditiva la velocità con cui è stato applicato il messaggio del governo, però a fronte di tanti investimenti ci si chiede cosa succederà a queste squadre fra qualche anno. Avranno fatto il salto di qualità in termini manageriali? Si saranno dotate di adeguati settori giovanili?». È questa la vera sfida del Dragone.”. Questo quanto riportato da “La Gazzetta dello Sport”.