Gazzetta dello Sport: “Bentegodi vuoto. Il Verona scatta, ma il Palermo c’è”

“Nel deserto e nel silenzio del Bentegodi, il Verona rinasce da se stesso proprio nella partita più difficile, senza tifosi e contro la capolista. Non inganni il dato sugli abbonati: ben pochi di quei 7.660 sono entrati allo stadio. In curva solo una traccia dei molti rimasti fuori, uno striscione beffardo nei confronti del presidente Maurizio Setti: «Ecco il tuo bilancio». Hanno avuto torto? Forse. Perché l’Hellas ha dimostrato se non altro personalità e forza di reazione: Fabio Grosso non rischia più, ma il ritorno alla normalità non è ancora completato, una vittoria in 7 partite è troppo poco. Il Palermo domina a lungo, poi va sotto, poi recupera. Interrompe la serie di tre successi di fila (ma sono 5 nelle ultime 7 gare) e conferma di non essere distratto dalle vicende societarie. LA SVOLTA Solo Palermo domina fino al gol, poi il Verona segna: è la svolta. Merito di Lee che fa l’imbucata per Matos che attira Bellusci, in ritardo e in equilibrio instabile, e appoggia per Di Carmine, a sinistra, libero di battere Brignoli. Fino al minuto 31 c’è la capolista, e basta: Stellone rischia un 4­-4­-2 tendente al 4­-2­-4 per Falletti e Trajkovski stanno alti, quasi all’altezza delle due punte. Quattro attaccanti, come ruolo e abitudini, più i terzini che spingono con continuità. La soluzione più offensiva perché il tecnico non fa differenza tra partite in casa e fuori, ammesso che questa possa essere considerata una trasferta. L’Hellas subisce a lungo e non sa reagire (Marrone, playalposto di Colombatto, fatica a costruire dovendo occuparsi anche di Jajalo), si rintana nella sua metà campo, rischia anche di andare sotto ma Silvestri è bravo a salvare di piedi su Nestorovski. Ci prova un paio di volte in contropiede con Lee, poi, nel momento di maggiore sofferenza, il depresso Verona trova l’episodio che, nel vuoto del Bentegodi, restituisce di colpo autostima eottimismo. Il Palermo si ritrova sotto quasi senza saperlo, accusa il colpo, vede l’avversario riorganizzarsi e tentare un timido possesso palla, qualcosa di impensabile fino a pochi minuti prima. […]. PAZZO NEL FINALE All’inizio della ripresa Stellone inverte la posizione di Falletti, poco produttivo a destra, e lo sposta a sinistra al posto di Trajkovski a destra. Ma gli effetti del cambio non si vedono. Il Verona c’è, ha lasciato le sue paure nello spogliatoio: minuto 7, angolo della destra, Dawidowicz ruba il tempo e manda fuori di testa. Ma poi l’Hellas prende il solito gol nel suo momento migliore: angolo dalla destra di Trajkovski, Dawidowicz si fa sorprendere, gran colpo di testa di Rajkovic. […]”. Questa l’analisi del match riportata dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.