Ex rosa, Dall’Oglio: «A Palermo abbiamo vinto i playoff grazie ai 40mila del Barbera»

In una lunga intervista rilasciata a “Prima Tivvù” l’ex Palermo Jacopo Dall’Oglio ha parlato anche della sua esperienza in rosanero.

Ecco qualche estratto:

«Brescia? Mi ha voluto mister Boscaglia, ero entrato sotto l’ala protettiva di Caracciolo. Mi ha dato tantissimi consigli e sono migliorato tanto anche a livello umano. A Brescia mi sono fatto male il crociato. Bruttissimo, mi sono operato da Mariani a Roma. Sono rientrato alla grande e grazie a Dio non ho avuto più problemi al ginocchio. Poi non ho avuto più infortuni, tranne una botta con il Palermo. Poi sono arrivato qui ad Avellino, carico, avevo iniziato bene. Poi una serie infinita di problemi, polpaccio, la mano e poi per concludere il tallone. A Brescia ho visto crescere Tonali, sotto tutti i punti di vista. L’ho visto davvero arrivare ai massimi livelli».

Esperienza in Sicilia: «Per me Catania era un sogno, ci avevo parenti a Catania, vicino casa, Torre del Grifo è un centro sportivo super. Quando si presentò il Palermo andai in difficoltà, la società era in difficoltà economiche. Andai al Palermo e successo il casino, con i tifosi che se la presero e chiamarono traditori. Questo è un girone strano, con piazze incredibili. Arrivato a Palermo c’erano Avellino, Catanzaro, Bari, il Foggia. Ad esempio, l’anno prossimo possono esserci Crotone, il Catania, il Benevento, noi speriamo di no perchè vinciamo i playoff. Baldini ha lavorato molto sulla nostra testa, ma avevamo fame, fame. Doveva andare così, non è che giocavamo un calcio champagne, ma avevamo un’energia incredibile».

«Avellino? A Palermo sarei rimasto, ero intoccabile. Un giorno mi chiama De Vito e non c’è stata difficoltà. Non volevo muovermi da lì, anche economicamente prendevo sempre di più lì. Non è stato una questione economica. Ma l’Avellino mi è sempre piaciuto, da avversario è sempre stata una squadra rognosa da affrontare, cattiva. C’ho sempre fatto fatica a giocarci contro. Sono stati bravi a convincermi, in particolare il direttore. Taurino? Forse è stato l’unico allenatore con cui non legavo al massimo. Non ci siamo capiti, chiedeva alcune cose che magari un giocatore di 30 anni, con la mia esperienza, non capisce. Ci sono giocatori che patiscono piazze del genere? Sì certamente ci sono giocatori che magari in piazze meno ambiziose rendono meglio, rispetto a piazze con la pressione elevata come Avellino, Palermo, Catania. Ma quando vedo il Partenio vuoto mi piange il cuore. Col Catanzaro abbiamo rimontato grazie alla curva. I playoff al Palermo li abbiamo vinti grazie alla curva con 40.000 persone. Io lo dico onestamente, chi sente la pressione questo mestiere non può farlo».