Escl. Nocerino (intervista integrale): «Dopo la finale di Roma mi aspettavo qualcosa di grande, ma è stato smantellato tutto. Il Palermo deve salvarsi, il suo posto è la serie A»

Domenica pomeriggio il Palermo ospiterà il Milan in occasione della 12^ giornata del campionato 2016/17 di serie A. I rosanero tornano tra le mura amiche dopo l’ennesima disfatta stagionale, ovvero la quarta sconfitta consecutiva rimediata questa volta sul campo del Cagliari. Quella contro i rossoneri non è certamente la sfida ideale per la svolta, ma gli uomini di De Zerbi vorranno provarci, anche perché l’ex tecnico del Foggia sembra davvero essere arrivato all’ultima spiaggia. Per parlare della sfida del “Renzo Barbera” e di tanto altro ancora, la redazione di Ilovepalermocalcio ha contatto in esclusiva un grande doppio ex del match. Si tratta di Antonio Nocerino, oggi in forza all’Orlando City, che ha indossato la maglia rosanero dal 2008 al 2011, prima di passare al Milan. Ecco le parole del centrocampista…

Domanda di rito: che partita ti aspetti domenica tra Palermo e Milan?

«Spero che sarà una bella partita, perché così è sempre stato in passato. Mi ricordo che quando c’ero io il “Renzi Barbera” era un vero fortino. Penso che quella di domenica sia una gara aperta a qualsiasi risultato. Il Palermo ha bisogno di fare punti e di un risultato positivo, dall’altra parte il Milan sta facendo benissimo. Sarà sicuramente una partita molto aperta».

C’è qualcuno che può fare la differenza da entrambe le parti?

«Nel Milan la sta sicuramente facendo il portiere. Donnarumma è un fenomeno. In questo momento è il giocatore simbolo, il più importante della rosa del club rossonero. Sia per età, che per qualità ma soprattutto per il ragazzo che è. Guardando in casa Palermo, invece, non ci sono più i giocatori che c’erano prima. Spero che i rosanero possano ritrovare il collettivo, che è una cosa importantissima per una squadra che deve salvarsi».

Come hai detto tu questo Milan sta facendo benissimo, quale potrebbe essere la ricetta per batterlo?

«L’aggressività e l’aiuto del pubblico. Serve l’entusiasmo e la voglia di fare, bisogna rimboccarsi le maniche e dimostrare che la squadra non è da penultimo posto. Il Palermo non può avere questo tipo di classifica, la piazza è esigente e merita un altro tipo di classifica. Spero che il Palermo possa riprendersi e navigare in acque tranquille».

Pensi che questo Palermo, considerato l’organico attuale, possa davvero uscire dalla crisi di risultati che sta attraversando?

«Me lo auguro, De Zerbi mi piace tantissimo. È giovane e con delle idee importanti, ma come in tutte le cose c’è bisogno di tempo, di lavorare e di credere in quello che si fa. Solo con il lavoro si può uscire da questa situazione».

Quindi puntare su un tecnico giovane come De Zerbi non credi sia stato un azzardo…

«Il presidente Zamparini ha sempre fatto ottime scelte sugli allenatori. Non si è sbagliato né su De Zerbi né su Faggiano, un direttore sportivo giovane che a Trapani ha fatto molto bene. Però ripeto, bisogna dare fiducia e supportarli continuando a lavorare a testa bassa per uscire da questa situazione. Occorre essere tutti uniti, dal pubblico alla dirigenza. Purtroppo la squadra ha bisogno di aiuto, perché ha giocatori giovani e non di grandissima personalità. A Palermo è rimasto Vitiello, che ormai è lì da diversi anni. Servono giocatori esperti come lui, calciatori che onorano la maglia diventando un esempio per tutti. Squadra, dirigenza e tifosi devono essere un unico blocco per superare questo momento».

Un altro giocatore esperto tra le fila del Palermo è Diamanti. Anche lui però sembra fare un po’ di fatica…

«Non posso parlare nello specifico di Diamanti perché non ho seguito tutte le partite del Palermo. Lunedì però ho visto la gara col Cagliari e credo che i rosanero debbano essere più sfrontati e coraggiosi. I giocatori non devono essere timidi, piuttosto devono avere più personalità e soprattutto carattere. Carattere che serve per reagire alle situazioni negative. Quindi penso che chi ha più esperienza debba metterla a disposizione dei più giovani».

Il Palermo arriva da quattro sconfitte consecutive, eppure Zamparini ha deciso di rinnovare la fiducia a De Zerbi. Pensi che il patron rosanero sia cambiato, oppure ha visto nell’ex Foggia qualcosa che negli altri tecnici non vedeva?

«Mi auguro per Zamparini che lasci lavorare l’allenatore. Come ho detto prima, De Zerbi è un tecnico giovane che ha bisogno di lavorare e di essere supportato. Ha qualità, ho seguito il suo Foggia e giocava benissimo. È normale che se uno sente di avere fiducia lavora meglio. Spero quindi con tutto il cuore che il presidente lo lasci libero e che lo aiuti nei momenti di difficoltà».

Che rapporto avevi con il presidente Zamparini?

«All’inizio avevo un ottimo rapporto. Poi purtroppo l’ultimo anno, quando ero in scadenza di contratto, volevo rinnovare ma non c’è stata la possibilità e sono andato al Milan. Ho lasciato il Palermo passando per quello che se n’è voluto andare. Questo mi ha messo un po’ in cattiva luce, facendomi passare per quello che non sono. La gente di Palermo mi stima e mi apprezza, così come io stimo e apprezzo loro. Nonostante il mio addio ho comunque sempre grande rispetto per il presidente Zamparini perché mi ha fatto conoscere da una piazza importante e da una tifoseria incredibile, quindi posso solo ringraziarlo. Domenica si incontrano le mie due squadre del cuore: da un lato il Palermo che mi ha fatto diventare uomo, dall’altro il Milan che mi ha fatto conoscere al mondo. Ho un po’ il cuore diviso a metà, però probabilmente ho vissuto di più Palermo come città. Amo i palermitani. Il mio primo figlio ha vissuto a Palermo e la madrina della mia terza figlia è palermitana, quindi sono molto legato alla città».

Ti è mai capitato di tornare a Palermo da quando sei andato via?

«Mi è capitato tante volte, ho molti amici a Palermo. Adesso che sono in America è più difficile, ma i contatti ci sono sempre ed i rapporti rimangono. Non so se ho lasciato qualcosa da calciatore, ma da uomo sicuramente sì e questa è la cosa che conta di più».

Parlando al tuo passato da giocatore rosanero, c’è una gara o un aneddoto che ricordi in particolar modo?

«Porto nel cuore la finale di Roma contro l’Inter. Abbiamo fatto venire nella Capitale tantissimi palermitani e quella è stata per me la gioia più grande. Speravo che dopo quella partita si potesse costruire qualcosa di grandissimo, un po’ come ha fatto il Napoli. Quell’anno lì avevamo dei giocatori fantastici e bastavano due innesti in più per continuare a fare qualcosa di importante. Purtroppo non è stato così ed invece di costruire è stato smantellato tutto. Quell’anno (2011, ndr) io stesso ho fatto solo il ritiro e poi sono andato via nell’ultimo giorno di mercato. Dico la verità, speravo di rimanere e di chiudere la carriera a Palermo perché lì stavo bene ed invece ho continuato il mio percorso al Milan. Alla fine sono stato alla grande anche a Milano e sono contentissimo».

A proposito del tuo addio al Palermo, raccontaci un po’ com’è andata…

«Avevo provato a rinnovare, poi però c’è stata un po’ confusione. Il direttore sportivo Sean Sogliano era andato via e Stefano Pioli era stato esonerato. Dopodiché sono stati ceduti tanti giocatori tra cui me. Pensavamo di costruire qualcosa di fantastico e così purtroppo non è stato».

Sei rimasto in contatto con qualcuno dei tuoi ex compagni rosanero?

«Sono rimasto in ottimi rapporti con Cassani in particolare. Poi anche con Bovo, Balzaretti e Cavani. Il gruppo degli italiani era molto solido e permetteva l’inserimento di giovani giocatori che così potevano rendere al massimo. La vera forza di quel Palermo era il gruppo, fatto di persone incredibili. Un gruppo fantastico».

Un gruppo che forse nel Palermo di oggi è difficile da costruire…

«Lo vedo. I giovani di oggi sono di qualità, il presidente Zamparini non si sbaglia mai quando vede un ragazzo talentoso. Però lui sa bene che Pastore quando è arrivato a Palermo aveva sì delle grandissime doti, ma aveva anche un gruppo alle spalle che gli permetteva di rendere al meglio. Le due cose messe insieme hanno fatto sì che lui esplodesse in maniera incredibile. Javier era ed è un grandissimo giocatore, ma giocava con un gruppo che lo aiutava tanto, quindi le sue qualità venivano messe molto in evidenza. Non gli abbiamo mai dato alcuna responsabilità o fatto pesare qualcosa. Poi avevamo anche un grandissimo allenatore come Delio Rossi che ci ha insegnato tutto, ci ha portati in finale di Coppa Italia, ad un punto dalla Champions e più volte in Europa. Direi che eravamo buoni alla fine, dai! (ride, ndr)».

Negli ultimi tempi la gente palermitana si è allontanata dalla squadra. Adesso il patron Zamparini sembra sempre più intenzionato a cedere il club, credi che questo possa essere un modo per riportare l’entusiasmo perduto?

«Penso e vedo che la gente si è stancata, forse perché non merita questo. Il tifoso palermitano dà tantissimo ma pretende altrettanto. Allo stesso modo il presidente Zamparini ha dato tantissimo ed ha ricevuto tantissimo dalla gente. Sono due cose che messe insieme hanno fatto sì che il Palermo diventasse una delle 7-8 squadre più importanti in Italia. Poi con tutte le giovani scommesse, la retrocessione di qualche anno fa ed il continuo rischio di tornare in serie B è successo un po’ un casino. La mancanza di continuità ha fatto sì che la gente si stancasse. Questa è una cosa che mi dispiace perché, ripeto, avevamo costruito qualcosa di grande. Ricordo che quando ero a Palermo il “Renzo Barbera” era un fortino. Venire a giocare a casa nostra era doloroso per tutti. Dispiace vedere che oggi non è più così».

In chiusura, poc’anzi hai detto che Palermo e Milan sono le squadre che porti più nel cuore. Quindi domenica tiferai per…

«Tiferò per chi ha più bisogno di punti in questo momento. Spero che il Palermo si salvi il prima possibile e che il Milan possa andare il Champions League perché quello è il suo posto. Così come il posto dei rosanero è la serie A».