Direttore Gazzetta di Parma: “Non scherzate un’altra volta con il Parma. L’assoluzione sarebbe la sentenza più giusta”

Il direttore del quotidiano “La Gazzetta di Parma” ha inviato una lettera a “Il Corriere dello Sport” in merito al processo per il caso Parma. Ecco quanto si legge:

“Caro Direttore, Emanuele Calaiò è tornato a Prato allo Stelvio, in ritiro con la squadra, ed è bene che ci resti ancora per un po.’ Che non si faccia vedere a Parma almeno fino a quando la burrasca sarà passata. Lo vedessero in giro i tifosi, nessuno potrebbe garantire per lui: l’ha fatta grossa. Ma come si fa, prima della sfida decisiva, a mandare un sms del genere? «Ehi Pippein non rompete il cazzein venerdì, mi raccomando amico mio…». Se il Milan degli anni ‘70 ebbe come centravanti lo sciagurato Egidio (Calloni), il Parma di D’Aversa come centravanti ha lo sciagurato Emanuele, che magari sbaglia di meno sotto porta ma dovrebbe limitarsi a usare i piedi e non i pollici. Ma solo sciagurato, Calaiò: non corruttore. Improvvido, maldestro, sconsiderato, ma non corruttore. Come si può pensare che uno cerchi di comprare una partita mandando un sms, cioè lasciando una prova? E per giunta senza promettere nulla in cambio, nemmeno un culatello? Quello di Calaiò è uno scherzo. Uno scherzo del cazzein, d’accordo: ma il tentato illecito è un’altra roba. E poi, che cosa c’entra la società? Va bene che nella giustizia del calcio esiste la responsabilità oggettiva. Ma il buon senso? I giudici sportivi non sanno che se una società di calcio si mettesse a controllare i cellullari dei propri dipendenti altri giudici (ordinari) la condannerebbero per violazione della privacy? E poi: la Procura ha ammesso che i dirigenti del Parma non ne sapevano nulla; ha confermato di aver seguito con grande attenzione la partita con lo Spezia; si è convinta che è stata una partita regolare, perfino combattuta, visto che gli spezzini avevano pure un premio a vincere: e allora, di che cosa stiamo parlando? Il Parma ha già pagato due volte: ai tempi della Parmalat e a quelli di Ghirardi. È fallito, è ripartito dalla serie D con undicimila abbonati e una colletta fra gli imprenditori parmigiani; ha fatto un miracolo con tre promozioni consecutive – mai nessuno prima – e ora dovrebbe perdere la serie A per un cazzein? Non ci possiamo credere. E anzi pensiamo che nelle richieste subordinate della Procura (penalizzazione in serie A) ci sia già la soluzione. D’altra parte, come sarebbe possibile togliere due punti dall’ultima classifica di B? Con «meno due punti» il Parma avrebbe avuto il diritto di fare i play off! Che cosa facciamo, ripetiamo i play off? L’assoluzione sarebbe la sentenza più giusta, qualche punto in meno in serie A il minore dei mali. Ma in ogni caso, giù le mani dal Parma, giù le mani dal Parma in serie A.

di Michele Brambilla “Direttore Gazzetta di Parma”