Di Matteo: «Ho giocato al Palermo con Dybala, Miccoli, Cavani e Pastore, erano macchine da guerra. Vi racconto i loro segreti»

Luca Di Matteo, ex terzino rosanero intervistato da “Nicoloschira.com” si è espresso in merito ai suoi trascorsi al Palermo.

Ecco le sue parole:

«Dopo essere esploso nel Pescara, sono stato acquistato dal Palermo che giocava in Serie A e mi sono trovato catapultato in un ambiente di giocatori di altissimo livello e di campioni. Io ero in camera con Kjaer, che era giovane, ma si vedeva che aveva la struttura e la mentalità di un giocatore vincente, confermata alla Roma e al Milan. E poi c’erano Miccoli, Amauri, Balzaretti, Cassani, Pastore, Ilicic. Ero orgoglioso, ho imparato tanto, ho rubato segreti e ho vissuto grandi emozioni debuttando in Serie A e provando a mettermi in mostra in una rosa così forte. Tanti di loro erano giovani, come Cavani che era giovanissimo e aveva 21 anni, ma si vedeva da subito che avrebbero scritto la storia del calcio ed erano pronti per grandi squadre. Era un altro calcio, un’altra Serie A: i giocatori di altissimo profilo erano in tutte le squadre, il livello era altissimo in Serie A o in Serie B. Ora, invece, con l’abbassamento dei costi ci sono altri giocatori di minor livello e forse si guarda troppo all’estero, già nelle categorie inferiori: la crisi fa tanto, il COVID ha flagellato il calcio e la vita di tutti, però alcune società stanno approfittando della situazione per spendere il meno possibile e così il livello complessivo dei tornei si abbassa. Si scommette all’estero sperando nella plusvalenza, ma non sempre va bene».

I CAMPIONI DEL PALERMO – “Cavani, Miccoli e gli altri big del Palermo erano delle autentiche macchine da guerra. Si allenavano come degli animali, prima e dopo l’allenamento vero e proprio sudavano in palestra, facendo cose incredibili. La voglia di migliorarsi e di crescere dal punto di vista fisico e tecnico, minuto dopo minuto d’allenamento, mi ha ispirato e mi ha fatto migliorare tanto. I veterani del Palermo non volevano perdere neppure la partita a carte della sera prima del ritiro (ride), in palestra si allenavano di continuo, agli allenamenti erano i primi ad arrivare e gli ultimi ad andarsene. Si vedeva, quotidianamente, la loro fame e voglia d’emergere: puoi avere tutte le qualità del mondo, ma senza la fame e la testa non emergerai mai».

«Se devo dire un giocatore da cui mi sarei aspettato tanto, e che invece non ha rispettato le mie attese, dico proprio Abel Hernandez (ora alla Fluminense, ndr). Nel Palermo era fortissimo e non ha fatto ciò che poteva fare, si è perso un po’: andò in Inghilterra, poi negli Emirati e ha sprecato parte del suo talento. Chi invece ha rispettato le mie attese è Paulo Dybala: era gracilissimo quando arrivò, lo chiamavano picciriddu, ma si vedeva che aveva doti enormi e le dimostra tuttora nella Juventus».