Escl. Di Marzio: «Non è derby senza pubblico. Palermo e Catania meritano due corazzate. Zamparini e l’Europa…»

Aria di derby di Sicilia, una sfida che manca da oltre sette anni, lunedì si affrontano Palermo e Catania. Per l’occasione, la nostra redazione ha ascoltato in esclusiva un grande ex di entrambe le squadre, Gianni Di Marzio, che ha allenato sia gli etnei che i rosanero.

Non si gioca da più di sette anni una gara del genere, che derby sarà?

«Quando non c’è pubblico non è un derby. Per quanto mi riguarda, il derby è la partita dei tifosi principalmente. Rimane sempre una sfida tra due squadre che sono antagoniste da una vita. Certamente sarà importante per il morale e anche per la classifica».

Come detto, lei ha avuto il piacere di allenare sia il Catania che il Palermo, quale ricordi si porta dentro?

«Con gli etnei ho vinto un campionato dopo venticinque anni di assenza dalla serie A, è stata una cavalcata meravigliosa con gli spareggi a Roma. Io poi mi sono definitivamente trasferito ad Aci Castello, Catania mi è entrata nel cuore. Con il Palermo avevo un debito di riconoscenza. Quando andai a campionato inoltrato in serie B, da quando entrai fino alla fine feci punti quasi da promozione, ma dovetti colmare i punti che non aveva fatto precedentemente il tecnico Ferrari. Non bastarono per salvarci, perdemmo ad Avellino. Tra l’altro fummo baciati dalla fortuna, perchè quel pomeriggio di sabato passammo con il pullman un quarto d’ora prima della famosa tragedia di Capaci. Era scritto nel nostro destino, eravamo circa 30-40 sul pullman e siamo stati graziati. Quando Zamparini mi ha chiamato per aiutarlo a salvarsi dalla serie A sono andato. Zamparini con me si è sempre comportato bene, l’ho aiutato a salvarsi con Ballardini, quell’amarezza di quella retrocessione non voluta da parte mia è stata quindi colmata. Ho ricordi meravigliosi di Palermo, è una città meravigliosa. Oltre che il risultato è stata un’attestazione di cuore, il siciliano è particolare, si affeziona. Tra il palermitano e il catanese non c’è tanta differenza, mi sono trovato da entrambe le parti bene. Sono stato due volte fortunato, il pubblico di Catania e Palermo con me si è comportato benissimo. Ho anche ricordi tecnici relativi a giocatori e amici che ancora sento in entrambe le città. Mondello o Aci Castello non fa differenza».

Parliamo di presente, il Palermo ha avuto un avvio di campionato horror, il Catania si è “riformato”. Cosa ne pensa?

«Secondo me il Palermo non è attrezzato sul piano qualitativo, forse mi sbaglierò, ma non credo abbia l’organico che avrebbe dovuto avere qualora vi fosse stata una disponibilità economica simile ai tempi di Zamparini. L’ex patron è stato criticato ed è successo il finimondo, ma ha portato il Palermo alle soglie dell’Europa. Oggi la squadra andava attrezzata per una “passeggiata”, invece il Palermo sta lì, e anche il Catania. Sia i rosanero che gli etnei si sono organizzati con uomini di valore. Sagramola è una persona seria, Castagnini è bravissimo e nei rossazzurri Pellegrino ha preso in mano la situazione. Ci dobbiamo augurare che salgano in B tutte e due. Sono due squadre che devono essere delle corazzate, io su questo sono molto severo. Palermo e Catania devono avere due grandi squadre».

La domanda è come da prassi, per chi tiferà lunedì?

«Io spero che questa rinascita di entrambi i club possa essere determinante per un futuro ad alto livello. Posso dire che tiferò per tutte e due? (ride ndr.). Che vinca il migliore, in questo momento servono punti ad entrambe».