Corriere dello Sport: “Tacopina: «La Spal mi ha stregato. La città e i tifosi sono straordinari»”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su alcune parole rilasciate da Joe Tacopina.
Presidente Tacopina, quali mosse dobbiamo aspettarci dopo l’acquisizione definitiva della Spal? «Ci stiamo focalizzando sul business che vogliamo portare a un livello più alto. Dobbiamo rinforzare tutte le fonti di guadagno. C’è una buona base e stiamo parlando con grandi aziende per accompagnare il percorso di crescita aumentando gli introiti sia commerciali che sportivi, in un percorso di stabilizzazione per rendere più solido il club e farlo crescere. Abbiamo portato all’interno delle figure nuove, come Veronica Bon con la quale ho lavorato 5 anni a Venezia per lo sviluppo del marchio. L’obiettivo è tornare in Serie A. Sono un vincente, amo le sfide che ho dimostrato di saper vincere con un progetto ambizioso di medio-lungo termine. Non abbiamo fretta, cerchiamo il giusto mix di giovani ed esperti con la chimica che si deve creare. Non si può pretendere di riuscirci in pochi mesi». 

Com’è il mondo Spal? «Mi ha subito sorpreso quanto ho trovato. Sono stato a Roma, Bologna e Venezia, ma nessun posto mi ha rubato il cuore velocemente come Ferrara. Ho incontrato persone eccezionali, dal direttore generale Gazzoli allo staff in sede. La città è meravigliosa e di cultura. I tifosi sono straordinari, fedeli nella buona e cattiva sorte. Ho invitato amici da Roma a vedere la Spal: loro sono abituati all’Olimpico e mi hanno confermato quanto sia speciale la passione percepita al Mazza».

Cosa le piace di più? «Lo stadio pieno e sentire la passione dei tifosi».

La sua mano dove si vede? «Un po’ ovunque. Abbiamo dovuto costruire l’80% della squadra. Sono stati presi Catellani al settore giovanile e Tarantino che lavora con Zamuner per l’identità con giovani affamati e ambiziosi. Il vivaio era già un fiore all’occhiello e facciamo ancora investimenti rilevanti. Ci sono state scelte nette, ereditando contratti anche pesanti. Nell’area business lavoriamo ogni giorno su qualcosa di nuovo, con uno stadio tra i più belli d’Italia. Programmiamo un tour negli Usa l’estate prossima e sviluppiamo un progetto di digital trasformation. Passo metà del mio tempo a Ferrara, mi fido dei collaboratori e mi piace essere coinvolto dicendo la mia, come sulle maglie della prossima stagione».

Rifarebbe tutte le scelte? «L’unica diversa è Venturato dall’inizio: non sapevo che fosse disponibile, Zamuner stava parlando con Clotet, che ritengo ottimo. L’ammiro, però Venturato è la persone giusta per il nostro progetto avendo fatto miracoli in B. Oggi abbiamo una squadra diversa».

Dove non ha funzionato Clotet? «La B è difficile e va conosciuta profondamente. Ha pagato l’inesperienza in un  campionato così diverso dagli altri Paesi. Poi si devono guardare pure i risultati e il trend. Non gli rimprovero nulla, ha fatto un grosso lavoro allenando il gruppo con intensità. In 12 anni di calcio ho capito che in certi momenti bisogna adottare dei correttivi con tempi e modi giusti».

La squadra ha sempre dato tutto? «Sì. Mi piace molto e ci sono tanti giovani che vanno lasciati maturare. Ci vogliono pazienza e disciplina, non riusciamo a concretizzare le tante occasioni. Dal mercato di gennaio è uscita rinforzata diventando più pericolosa. Ce la possiamo giocare con tutti».

Oggi pensa solo alla salvezza? «Non mi piace la parola salvezza, mai uscita dalla mia bocca. L’obiettivo è arrivare nei playoff e poi tutto può succedere. Penso che ci mancano 7 punti per gli arbitraggi. Credo nella squadra e nel tecnico, ma non dev’esserci pressione. È il primo anno di un progetto che punta a crescere».