Corriere dello Sport: “Superlega. Agnelli «Senza stabilità il calcio muore. Le istituzioni sportive hanno un monopolio e non affrontano i rischi economici»”

L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” si sofferma sul clamoroso dietrofront della Superlega, riportando le dichiarazioni di Andrea Agnelli:

«La nostra volontà è creare una competizione che possa portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando sostanzialmente quella che è la solidarietà distribuita agli altri club. Una competizione, lo sottolineo, che rimane aperta e prevede cinque posti a disposizione degli altri club. Per merito o per invito? Questo fa parte del dialogo che abbiamo richiesto alle istituzioni. il maggiore problema dell’industria del calcio è la stabilità. Le riforme delle manifestazioni nazionali e internazionali sono temi che ho sentito rilanciare nel corso di ogni campagna elettorale di ogni presidente federale e di enti regolatori internazionali. Una volta arrivati a occupare posti di responsabilità, gli stessi pensano però al mantenimento delle posizioni di privilegio e di monopolio. La crisi non è soltanto finanziaria, ma di fidelizzazione. I più giovani vogliono i grandi eventi e non sono legati a elementi di campanilismo. La mia generazione lo era molto di più. Alcuni dati: un terzo dei tifosi mondiali segue almeno due club e spesso questi due presenti tra i fondatori della Superlega. Il dieci per cento è affascinato dai grandi giocatori, non dai club. Due terzi seguono il calcio per quella che oggi viene chiamata ‘fomo’, fear of missing out, paura di essere tagliati fuori».

«Io ho lavorato per quasi dieci anni nelle istituzioni sportive internazionali. Bene, queste detengono il controllo delle manifestazioni, un monopolio di fatto, senza peraltro affrontare alcun rischio economico. Il rischio economico ricade esclusivamente sui club. Io non sono riuscito a far capire a quelle istituzioni l’enormità del rischio imprenditoriale per i club che generano valore per tutti gli stakeholder del calcio. O forse non avevano interesse a capirlo. Era necessario cambiare le cose».

«Ceferin? Avevo messo in conto che ci sarebbe stata una reazione di questo tipo. Per quanto riguarda i dettagli e le dinamiche di vita personale preferirei non commentare perché si commentano da soli. La volontà politica di un cambiamento nella direzione della lega dei più forti si manifesta da venti, trent’anni. Non abbiamo inventato l’acqua calda. Quello che non si è compreso è il terribile impatto della pandemia sul mondo del calcio. La massima istituzione del calcio europeo a dicembre del 2020 pensava che la pandemia non avrebbe fatto danni, se non ci crede vada a rileggersi il verbale».