Corriere dello Sport: “Pezzella: «Il Palermo mi ha dipinto di azzurro»”

“Dal giovane napoletano che sogna di diventare una stella del calcio, che ama il Napoli e Maradona, che si trova in Corea del Sud per il mondiale U20 bisogna aspettarsi piccole e grandi cose. Umiltà e ambizione. Sia che ricordi quando si allenava con il fedele labrador («Mi faceva impazzire e rompeva tutto», racconta mamma Rossella) o che pensi al tetto del mondo. Il Palermo è retrocesso ma Giuseppe, dopo l’avventura europea in Germania e l’esordio in A, vive un altro momento magico in azzurro, con la pazza idea di conquistare una vetrina internazionale e la certezza di essere ormai diventato un fiore all’occhiello per la rinascita del Palermo. Il debutto in Corea è stato amaro: fallo, ammonizione, sconfitta su punizione. «Giuseppe ha un carattere forte. Ci sentiamo ogni giorno – rivela Pasquale, il padre – la sconfitta con l’Uruguay non è andata giù, ma non si abbatte per questo. Anzi è più che mai determinato a vincere, non ha alternative». Riscatto. E stamattina contro il Sudafrica Giuseppe medita il riscatto. Per lui importante non è solo partecipare. «Un sogno – dice – per chi, come me, arriva da lontano e si trova in un mondiale con la maglia della propria nazione. E tutto questo grazie al Palermo, a Baccin e Bosi. In Corea, non abbiamo avuto un impatto felice, ma conosciamo le nostre potenzialità. Vogliamo arrivare il più lontano possibile. Il Palermo? Mi dispiace per la B, è stata una stagione sfortunata, non facile. L’impegno però c’è stato. A livello personale sono soddisfatto, il campionato mi ha permesso di migliorarmi. Il presidente Baccaglini ha portato entusiasmo, è una persona molto carismatica, l’impressione è stata positiva». Come dire: il Palermo si rialzerà. Il più anziano è papà Pasquale, imprenditore edile, 43 anni; la mamma sembra la sorella più grande; poi c’è Chiara, 17, splendida, un futuro da modella. «Sono bellissimi e mi domando se sono figli miei», scherza Pasquale. Uguali come gocce d’acqua. Giuseppe, vent’anni il 29 novembre, sembra uno di quei ragazzi da Italia’s Got Talent. Potrebbe fare di tutto: attore, ballerino, cantante. Invece gioca a pallone. Il suo contratto, blindato dalla società a febbraio, scadrà nel 2020 e considerato che al Palermo è costato 225 mila euro c’è da credere che l’esterno cresciuto nel mito di Roberto Carlos e accostato a De Sciglio sia uno dei tesori di Baccaglini. Papà: «Quella di Giuseppe una passione innata. Si divertiva con i cuginetti che mi pregavano di iscriverlo a una scuola calcio perché era il più bravo. Io non ho mai giocato con la sua voglia di emergere, non ho mai tifato per una squadra in particolare, solo per l’Italia ai Mondiali. Lui è nato con i colori del Napoli. E che ama il Napoli ama la sua storia e Maradona».  Sempre il papà: «Abitiamo a Quarto, ha cominciato in una squadretta che si chiama San Rocco di Marano con Ciccio Foggia, il papà di Pasquale che giocava nella Lazio. Il Napoli lo voleva e lui voleva il Napoli. Non era il Napoli di oggi, appena risalito dalla B, i giovani non venivano considerati. La società in effetti lo prese assieme ad altri tre ragazzi, ma non chiamava mai e così lo portai al Monteruscello. Fu la sua fortuna. Chi pensava a una carriera del genere? Non avevamo fatto i conti con la sua caparbietà. Perinetti e Baccin se ne innamorarono, il primo stipendio fu di millecinquento euro, ora guadagna di più, ha rinnovato ed è felice. Intanto è gìà una fortuna. Se va avanti così… Il giorno indimenticabile? L’ingresso a Napoli nello stadio di Maradona. Una festa attesa da sempre e poi contro Hamsik, Callejon, Mertens e Insigne i suoi idoli. C’era tutta la famiglia a vederlo, per Giuseppe la partita del cuore che l’ha segnalato all’attenzione generale». Il giorno dell’esordio in A, a Bergamo, Giuseppe era solo. «Non ce lo aspettavamo – spiegano i genitori -. Fu una sorpresa per lui e per noi. Ormai… ci alleniamo insieme. Io e Rossella ci dividiamo fra Palermo e Quarto. Quindici giorni io e quindici mia moglie, uno con Chiara, l’altro con Giuseppe. La mia attività per ora è ferma, non si possono fare due cose insieme». E figli so’ piezz’ e core… Ne sa qualcosa mamma Rossella: «Scuola? Secondo ragioneria, poi ha smesso ma conta di riprendere, in società ci tengono. E’ arrivato a Palermo a quindici anni, i primi giorni sono stati difficili anche se lui è responsabile e maturo e sa cucinare e lavare. I ragazzi bisogna seguirli. L’altra, Chiara, sta frequentando uno stage per diventare modella. E’ alta un metro e settantanove, da tempo ci hanno superato». Da Bambino. Rossella: «Iperattivo, le maestre mi chiamavano perché non stava mai seduto. Alle elementari però vinceva in qualunque disciplina sportiva, avrò raccolto almeno cento medaglie. Chiesi alla dottoressa se non era il caso di indirizzarlo al karate o al kung fu per scaricare gli eccessi di comportamento, ma Giuseppe aveva un solo obiettivo. L’idea geniale è venuta a Pasquale che l’ha fatto lavorare con lui da muratore: «Se capisci cosa vuol dire soffrire e sudare, metterai più impegno nel calcio». Ne combinava di tutti i colori come i ragazzi della sua età, ma lo chiamavo pantofolaio in quanto, pallone a parte, preferiva la casa alle discoteche. Fidanzato? Le fiamme si accendono, ma è ancora piccolo. «Mamma, in questo momento viene prima la carriera», mi spiega. Da quando è a Palermo non ha mai avuto nostalgia o rimpianti. Per lui è come stare in famiglia, gente ospitale, compagni deliziosi come Vitiello, Rispoli, Fulignati, Goldaniga. Gli danno consigli, lo mettono sulla buona strada. Sogni confidati alla mamma? Andare sempre avanti, senza limiti. Hobby? Da piccolo gli chiedevo: «Vuoi una macchinina, un robot?». Niente. Adora la play station che sempre pallone è. Quando va in campo è come se giocassi accanto a lui. Mio marito mi chiede stupito: «Possibile che non riesca ad abituarti?». No, è sempre la prima volta. Non so stare tranquilla. Il calcio? Che ne sapevo? Ora sono diventata un’enciclopedia. E Giuseppe: «Mamma, ne sai più di me»”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.