Corriere dello Sport: “Per i Dilettanti ora c’è l’abisso. Almeno 3000 delle quasi 9500 società rischiano di sparire, travolte dal lungo stop per la pandemia. Coinvolti oltre un milione di tesserati da Nord a Sud”

L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” si sofferma sulle enormi difficoltà dei Dilettanti. La Lega Nazionale Dilettanti genera un movimento annuale pari a 2,1 miliardi fra consumi, interventi nell’impiantistica e opportunità di occupazione. Tra Serie D, Eccellenza, Promozione, Prima, Seconda e Terza Categoria, giovanili e scuola calcio in Italia sono tesserati 1.045.565 ragazzi e ragazze. Equivalgono al 98% del totale dei calciatori in Italia. Avete letto bene: CR7 e i colleghi di A, B e C, valgono il 2% della torta. La base è l’anima del movimento. Su 567 mila partite stagionali soltanto 3 mila (l’1%) si giocano nei primi tre campionati. Tutto il resto va in onda, a telecamere spente, sui campi di pozzolana, in provincia, attraversando strade di campagna, paesini e periferie. Lombardia e Veneto, le regioni più colpite dal Covid-19, sono quelle con il maggior numero di calciatori. Per lo Stato, però, questo bacino di appassionati vale meno del ricchissimo business dei pro. Negli ultimi 11 anni l’ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale dei club professionistici è stato pari a 11,4 miliardi di euro, il 70% dell’intero settore. La chiamano “la terza industria del Paese”. Generalmente una società dilettantistica vive grazie a tre voci di entrata: sponsor (piccoli imprenditori locali), quote della scuola calcio (dai 300 agli 800 euro annui in base alla zona, al prestigio e ai servizi offerti) e ricavi commerciali.