Corriere dello Sport: “Nuove norme dal primo luglio, ecco che cosa cambierà Rigori, l’Ifab ce l’ha ancora con i portieri”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle nuove regole dell’Ifab per il calcio.

Ci hanno raccontato che l’abolizione del retropassaggio al portiere fosse “colpa” di Dino (Mito) Zoff e del Mondiale vinto dall’Italia in Spagna del 1982. Bugia, la colpa fu di Schmeichel (Peter, il papà di Kasper) e quell’europeo dei sogni della Danimarca nel 1992. In realtà, l’ossessione dell’IFAB, allora come oggi, è sempre questa una: penalizzare i numeri uno a tutto vantaggio degli attaccanti, quindi del gol, dello spettacolo, dello show. L’ultima trovata ha già trovato il suo capro espiatorio: Emiliano ‘El Dibu’ Martinez, portiere dell’Argentina, novello Grobbelaar (il portiere sudafricano del Liverpool campione d’Europa 1984, a Roma lo sognano ancora la notte) fino ad esagerare al momento della premiazione in Qatar. Ma non è quest’ultimo (brutto) scivolone che ha convinto l’International Board a cambiare, bensì le sceneggiate di Martinez durante i penalty iridati contro la Francia. In pratica, i portieri adesso dovranno restare fermi, immobili, come statuine, senza distrarre troppo io tiratori, poveri succubi. Loro, invece, tranne arrestare la loro corsa, potranno continuare indisturbati a fare tutte le finte che vogliono.

DA LUGLIO. Le nuove regole (non le uniche) entreranno in vigore dal primo luglio. Nuovi parametri per l’assegnazione del recupero (ad esempio, l’esultanza dopo i gol, in stile Qatar 2022), per l’individuazione di giocata o deviazione sui casi di fuorigioco, ma soprattutto basta portieri buffoni. L’IFAB li vuole seri, composti, quasi contriti. La nuova regola stabilisce infatti che «Il portiere non deve comportarsi in modo da distrarre ingiustamente il calciatore, ad esempio ritardare l’esecuzione del tiro o toccare i pali, la traversa o la porta». La spiegazione è ancora più paradossale: «Precisazione che il portiere non deve comportarsi in modo da non mostrare rispetto per il gioco e per l’avversario, cioè distraendo ingiustamente il calciatore». I numeri uno sono già in subbuglio, perché chi tira può e noi no? Maignan è stato lapidario: «Dal 2026 ci diranno che dobbiamo girarci di spalle».

SOPRUSO. Insomma, i portieri si sentono defraudati del loro potere, come se avessero la kriptonite fra le mani. D’altronde, sono stati sempre fatti oggetto di restrizioni e limitazioni quando si sono apportate modifiche al regolamento. Agli albori del calcio (1886), quando la sua figura fu riconosciuta, poteva toccare il pallone con le mani in tutta la propria metà campo, ma ben presto (1913) gli delimitarono questa possibilità all’interno dell’area di rigore. Dal 1929 durante l’esecuzione di un calcio di rigore (la cui introduzione si deve proprio ad un portiere, William McCrum del Milford Everton, figlio di un miliardario) ha iniziato a rimanere fermo sulla linea di porta. Un salto in avanti, nel 1983 fu introdotta la regola dei quattro passi (questa sì, forse, post Spagna 1982) per il possesso del pallone da parte dell’estremo difensore, regola che fu abolita nel 2000 e sostituita dai 6 secondi massimo di possesso. Nel 1992, dopo che appunto Schmeichel contribuì alla vittoria della Danimarca, sparì la possibilità di riprendere con le mani un retropassaggio di un compagno; nel 1997 vietato farlo su rimessa laterale; nel 2010 ammesse le finte dei tiratori sui rigori, mentre al portiere è fatto obbligo (2022) di avere un piede sulla linea di porta. Ora questa, speriamo sia solo un monito…