Corriere dello Sport: “Il Palermo è rimasto senza guida. Avere tutti capitani somiglia molto a non averne nessuno”

Il balletto della fascia. Il Palermo in stagione ha cambiato fin qui sette capitani in 25 partite. Un turn over frenetico, figlio dell’instabilità vissuta dalla società con 4 cambi di allenatore e da decisioni estemporanee, dovute a continui mutamenti di formazione e di uomini chiave. Prima Vitiello, poi Diamanti, quindi Rispoli o Gazzi quando i primi due sono stati di fatto messi in panchina, ancora Morganella per anzianità di servizio (è arrivato al Palermo nel 2009) e poi Andelkovic fino a Gonzalez, che sembra il designato in questo periodo. In sua assenza, però, ritocca di nuovo a Rispoli, che ha indossato la fascia venerdì allo Juventus Stadium. Una situazione che fotografa in maniera precisa la convulsa stagione rosanero. Un capitano non dovrebbe essere soltanto il calciatore che va a discutere con l’arbitro durante la partita, ma un punto di riferimento in campo e fuori. Un elemento dotato di leadership e carisma, che susciti rispetto e fiducia da tecnico e spogliatoio ed anche, all’occorrenza, di farsi sentire e rappresentare ad ogni livello le esigenze di un gruppo. Alternarne 7 diversi nel corso della stagione (e ancora il campionato non è finito) non è normale e chissà se anche questo non incida sulla carenza di personalità che a più riprese mostra la squadra. Ma nel Palermo certi principi sono stati evidentemente sottovalutati e non tenuti nel dovuto conto. Che Zamparini non creda troppo ad un simile ruolo lo dimostra il modo in cui ha trattato i capitani in tutti questi anni. Come dei problemi invece che delle risorse. Dall’addio con Corini (da giocatore) alle stilettate rifilate a Liverani e a Miccoli, fino alle mancate conferme di elementi che avrebbero fatto comodo non solo sul piano tecnico ma proprio per la loro capacità di legare l’ambiente. L’ultimo esempio clamoroso è quello di Stefano Sorrentino, cui non è stato rinnovato il contratto la scorsa estate, così come in passato era capitato a tanti altri suoi predecessori di “fascia”.
La stagione era iniziata con l’investitura a capitano di Roberto Vitiello, uno dei pochi senatori rimasti al termine della scorsa stagione. Ma all’arrivo di Diamanti e De Zerbi si decise di dare subito grande responsabilità al giocatore considerato di maggior spicco ed esperienza. La gerarchia in realtà prevedeva ancora Vitiello primo capitano e Diamanti in sua vece. Ma con l’esclusione del difensore dalla formazione, alla fine dei conti Alino è stato quello che ha indossato il simbolo per più partite (10). Diamanti doveva essere il leader di una squadra che stava nascendo ma non è mai sbocciata; nonostante il suo impegno massimale, presto pure lui ha perso il posto di titolare e a quel punto è cominciata la ricerca di un adeguato sostituto. La fascia è stata via via assegnata a chi aveva maggior numero di presenze in rosanero o vantava una certa esperienza. Prima Rispoli, poi, anche se in una sola occasione, Gazzi (appena acquistato), quindi Morganella, una riserva che gioca solo ogni tanto. Senza lo svizzero, due volte è toccato ad Andelkovic, l’unico della rosa a contare oltre 100 presenze con questa maglia. Zamparini aveva cercato addirittura di imporre come capitano Nestorovski o Jajalo, ma Corini si era opposto optando per un criterio semplice, numerico ancora più che di reale rappresentanza. Anche perché lo spogliatoio del Palermo, a parte l’evidente mancanza di leader naturali (tranne forse proprio Diamanti), è multi etnico e pochi parlano bene l’italiano. L’ultima novità è la scelta di Giancarlo Gonzalez, giocatore di esperienza internazionale e comunque al terzo anno a Palermo. La fascia è stata portata da ciascuno con onore e impegno. Ma avere tutti capitani somiglia molto a non averne in realtà nessuno. E la mancanza di una guida precisa e sicura in stagione si è avvertita moltissimo“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.