Corriere dello Sport: “Il calcio prepara la grande black list. Basta a dirigenti che falliscono sempre e poi…”

Il calcio italiano vuole evitare altri casi simili a quelli del Palermo e del Parma e per questo il presidente Gravina starebbe preparando una black list, nella quale inserire dirigenti che hanno contribuito al fallimento di diverse società. L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” fa il punto su questa possibile soluzione, fino alla scorsa estate si contavano circa 153 società saltate a partire dal 2002,quando a morire era stata addirittura la Fiorentina, prima che due anni dopo toccasse al Napoli. Il gran circo del pallone perde in media nove club a stagione. Più spesso in serie C, non di rado in B, con picchi di infezione in serie A. Centinaia di dipendenti hanno perso il lavoro. Dieci milioni di supporters negli ultimi 17 anni si sono trovati senza squadra. Hanno dovuto sperare di vederla rinascere, senza alcuna certezza di vederla finire in mani più sicure, per ritrovarsi spesso dentro un altro valzer di fideiussioni allegre, esami Covisoc, penalizzazioni. I punti detratti in classifca per violazioni finanziarie sono stati 104 nella scorsa stagione di serie C, con due esclusioni (Pro Piacenza e Matera) a campionato in corso, certo dei dati allarmanti per il nostro calcio. Fra il 2013 e il 2018 il totale è stato di 256 punti. Quelli con cui vinci due scudetti e mezzo. Le penalizzazioni hanno riguardato 155 società nell’ultimo decennio.
La Federcalcio sta lavorando allora per colmare le lacune normative che lasciano spiragli a quelli che Gravina ha chiamato “pirati”: dirigenti che hanno portato al fallimento di più società. Una manovra che agisce su tre fronti. Il primo: le acquisizioni e le partecipazioni societarie, anche solo per l’1%. Il secondo: l’acquisto di club dal tribunale fallimentare. Il terzo: la riassegnazione del titolo sportivo a città sparite dalla mappa del calcio professionistico. Il regolamento per le acquisizioni è stato aggiornato lo scorso 2 aprile. Chi vuole entrare nel calcio, deve ora dimostrare di disporre di solidità finanziaria e requisiti di onorabilità: non deve aver riportato condanne defnitive per una pena superiore ai 5 anni; non deve essere stato condannato per truffa o appropriazione indebita; non deve aver ricoperto negli ultimi 5 anni un ruolo di amministratore o di dirigente in società escluse dai campionati. Un istituto bancario “di primaria importanza nazionale e/o estera” deve testimoniare “la buona base fnanziaria”, la “stima e la considerazione presso gli operatori economici”, e “regolarità e puntualità negli impegni”. Inoltre le risorse destinate all’ingresso nel mondo del calcio devono provenire dall’attività economico-sociale degli acquirenti. Una stretta è stata introdotta anche per le fideiussioni. L’articolo 22 bis delle norme per l’organizzazione interna della Federcalcio prevede l’esclusione dalle cariche dirigenziali per chi abbia sentenze definitive con pene superiori a un anno per una lunga serie di reati: scommesse clandestine, doping, sfruttamento della prostituzione, pedopornografia, reati di mafia, delitti contro il patrimonio e la fede pubblica, interferenze nella vita privata. Provvedimenti restrittivi della libertà sono sempre motivo di sospensione dalla carica, indipendentemente dal reato: ma questo avveniva già a inizio Anni 90, Tangentopoli rese necessario questo intervento della Federcalcio. La Federcalcio si riserva il diritto di non assegnare un titolo sportivo a una società che avesse fra i suoi dirigenti o fra i suoi soci persone che rientrassero nella rete degli indesiderati. Un calcio impermeabile a ingressi opachi: questo è l’obiettivo finale. Come arrivarci? Per questo la Federcalcio si sta dotando di un database in grado di gestire la documentazione relativa ai fallimenti degli ultimi anni e alle responsabilità individuali. Quando la black list sarà entrata a regime, Gravina conta di portare la retrodatazione dei requisiti di onorabilità da 5 a 10 anni.