Corriere dello Sport: “Chelsea. Abramovic cacciato, è finita l’età dell’oro”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’era del Chelsea di Abramovich giunta ormai al termine.

Solo 29 giorni fa il Chelsea saliva su tetto del mondo, vincendo la sua prima Coppa del Mondo per club. La vetta più alta conquistata dai Blues dall’arrivo di Roman Abramovic allo Stamford Bridge nel 2003. Da allora un’era di trionfi in serie, che ieri si è ufficialmente conclusa nell’ignominia della squalifica dello stesso patron russo. Estromesso dalla Premier League da ogni ruolo ufficiale all’interno del club londinese. Una vera e propria squalifica che – pur non modificando il futuro immediato del Chelsea, destinato ad una nuova proprietà – getta un’altra onta di disonore sull’oligarca russo, diventata “persona non gradita” nel calcio inglese, inibito da ogni incarico operativo e rappresentativo in seno alla società di Stamford Bridge. L’ennesimo capitolo di un’uscita di scena sempre più ingloriosa, in attesa dell’inevitabile epilogo.

Nel frattempo – ha fatto sapere un portavoce della lega inglese – l’ultimo provvedimento contro Abramovic non “avrà un impatto sulla possibilità del Chelsea di allenarsi e proseguire la stagione”, in virtù della deroga che il governo britannico ha concesso ai Blues. Che potranno dunque concludere regolarmente la stagione (la deroga ha validità fino al 31 maggio, ma difficilmente verrà estesa), pur sottoposti a specifici vincoli: la società non potrà generare alcun tipo di utile, quindi divieto di vendita di nuovi biglietti e chiusura forzata dei negozi di merchandise, oltre alla limitazione del tetto di spesa per le gare casalinghe e in trasferta. Ma se il proseguo della stagione sportiva appare comunque garantito, l’uscita di Abramovic dal consiglio d’amministrazione non può che accelerare il cambio di proprietà della società, che peraltro è già ufficialmente in vendita dal 2 marzo. Quando era stato lo stesso magnate russo a confermare la volontà di cederla, temendo probabilmente già allora quelle sanzioni che lo hanno raggiunto in settimana.

In quell’occasione Abramovic aveva promesso non solo l’estinzione volontaria del maxi-credito (oltre 1,6 miliardi di euro) che vantava verso il club, generato tramite generosi prestiti personali nel corso degli anni, ma anche la donazione degli utili generati dalla cessione ad una fondazione a favore di tutte le vittime della guerra in Ucraina. Incaricata di gestire il processo di due diligence per la vendita del club londinese, lo scorso giovedì il gruppo bancario Raine ha però sospeso le operazioni, per avere chiarezze dal governo britannico circa l’impatto delle misure restrittive sulla vendita del club. Rassicurazioni ricevute a stretto giro di posta, quando l’esecutivo ha garantito che “farà il possibile per facilitare la vendita del club”, nel minor tempo possibile. E già entro la fine della prossima settimana scade il primo termine utile per presentare offerte formali di acquisto. Dalle quali – in ogni caso – Abramovic non potrà però guadagnare nulla, essendo il club di fatto “sotto confisca” dalle autorità britanniche.