Coronavirus Siracusa, l’attesa infinita dei tamponi: la storia della famiglia Zappalà

Questa storia dei ritardi nei tamponi mi crea una frustrazione profonda. Ieri ho sentito la famiglia Zappalà ma seguo parecchi casi e mi interessa che si facciano e che vengano consegnati in tempi rapidi. Questa è un problema tutto siciliano perché non arrivano i reagenti e ho scritto al governo perché cerco di trasferire il problema di persone che si trovano al momento in arresti domiciliari”. Lo ha detto il sindaco Francesco Italia durante la diretta di questa mattina su “SiracusaNews” parlando dei tamponi in attesa di riscontro. Sono innumerevoli infatti le segnalazioni da parte di cittadini che aspettano da settimane una chiamata o anche solo l’esito. Villa Salus, dopo aver accertato la positività di 5 pazienti e 5 operatori sanitari, da 10 giorni cerca di concludere la visita su tutti i sanitari e i pazienti. Tra tutte le storie, quella citata dal sindaco Italia riguarda Domenico Zappalà. Trasferito il 7 marzo dall’ospedale Muscatello di Augusta all’Umberto I di Siracusa, era negativo al test Covid-19. Dopo una degenza ospedaliera di 13 giorni con trasferimento in vari reparti (da malattie infettive a pediatria a geriatria, ritorno a malattie infettive e ancora in geriatria) in stanze da singole a doppie a multiple con 6 pazienti è stato dimesso il 20 marzo, senza effettuare un ulteriore tampone con diagnosi: “aterosclerosi celebrale, emorragia celebrale, broncopolmonite a focolai multipli, episodio di fap, sindrome ipocinetica” . I familiari – attraverso l’avvocato Amilcare Giardina – riferiscono che all’atto delle dimissioni Zappalà presentava febbre, tosse secca e catarro. Peggiorato progressivamente durante la degenza nella propria abitazione con persistenza dei gravi sintomi febbrili, tosse secca e catarro, l’uomo è stato ricoverato d’urgenza con 118 il 30 marzo al reparto di malattie infettive e risultato positivo al test covid-19, il 2 aprile trasferito in rianimazione e il 4 è sopraggiunta la morte. “I familiari sono in quarantena domiciliare dal 30 marzo, abbandonati a sé stessi – racconta il legale – Dal 7 aprile ho inviato quasi giornalmente pec a tutti i soggetti istituzionalmente competenti, comunali e regionali richiedendo effettuazione di test, adeguato supporto sanitario, sanificazione anche degli ambienti condominiali e copia delle cartelle cliniche dei due ricoveri, evidenziando sia l’urgenza che il pericolo di contagio per i condomini e per la moltitudine di soggetti che possono venire in contatto con questi ultimi nonché l’esigenza di rientro a casa da parte della moglie Maria Zappalà, in dimissioni, da oltre 15 giorni, dall’Rsa Villa Aurelia di Siracusa per una patologia ortopedica. Ad oggi nessuna risposta. Ritengo l’atteggiamento dei responsabili omissivo è palesemente foriero di gravi danni non solo nei confronti dei miei assistiti, ingiustificatamente costretti all’isolamento domiciliare da 21 giorni e della moglie impossibilitata, per vostra esclusiva responsabilità, a rientrare nella propria residenza, ma nei confronti della moltitudine di persone residenti nel medesimo plesso condominiale e di tutti i soggetti con cui questi ultimi sono venuti a contatto. Eventi che ledono pericolosamente la salute pubblica e che meritano una immediata risposta”.