Coronavirus, il dramma di Jaime: in fin di vita nella Guinea, ritardi per il rimpatrio

Secondo quanto riporta il “Giornale di Sicilia”, Jaime, l’informatico della Guinea Equatoriale con passaporto italiano, sta morendo. L’uomo è infatti ricoverato in rianimazione a Malabo, è peggiorato stanotte, e ha bisogno della dialisi. L’aereo-ambulanza è pronto a partire, la somma è stata raggiunta – 104 mila euro in poco più di due giorni, anche con piccole donazioni di due euro dai bambini – , ma mancano le autorizzazioni per farlo trasferire.

La moglie, Chiara Beninati, è disperata, chiede aiuto, un intervento in extremis che permetta di riportarlo in Italia. Ma diventato tutto un problema di procedure internazionali, l’Italia – come tutti i Paesi – non può accogliere un malato di Covid-19 (via aria, terra, acqua) se non c’è l’ok di Farnesina, Ministero della Salute e Protezione Civile che ieri hanno chiesto una consulenza sulla “fattibilità del trasporto” prima di autorizzare il viaggio. Jesus Jaime Mba Obono si è ammalato a marzo, dopo due mesi in Guinea dalla famiglia, le sue condizioni sono critiche, peggiorano di ora in ora: la moglie Chiara sta facendo tutto il possibile da Palermo per riportarlo a casa. Insomma, ritornare in Italia vuol dire salvargli la vita: lo pensano anche in Guinea dove l’ospedale ha già rilasciato un certificato in cui si auspicano cure fuori dallo Stato.

Chiara Beninati sta correndo da un ufficio all’altro: le hanno richiesto una montagna di documenti, tutti i suoi amici la stanno aiutando, ha chiesto un intervento a tutti quelli che conosce e ha mandato una lettera al presidente Mattarella; e dall’Africa dicono di fare in fretta, non c’è più tempo. Dalla Farnesina spiegano che in coordinamento con l’Ambasciata italiana a Yaoundé, in Camerun (competente anche sul piccolo stato confinante) “si sta lavorando per garantire ogni possibile assistenza al connazionale risultato positivo al Covid. Con le altre autorità italiane competenti, come il Ministero della Salute, si sta esplorando ogni opzione possibile per consentire il rimpatrio in condizioni di sicurezza del connazionale, anche compatibilmente con il suo quadro clinico”.