Ciclone plusvalenze sulla Juve. I Pm: «Movimenti fraudolenti per 282 milioni. Agnelli sapeva»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla vicenda che riguarda la Juventus indagata per falso in bilancio.

False comunicazioni delle società quotate in Borsa ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sono queste le ipotesi di reato formulate dalla Procura di Torino per i vertici della Juventus. Le perquisizioni sono scattate venerdì pomeriggio, dopo la chiusura dei mercati (il club bianconero è quotato) alla Continassa, sede legale della società, ma non solo. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno acquisito materiale anche al centro sportivo bianconero, a Vinovo (dove si allenano Under 23 e giovanili) e nella sede milanese della Juventus. Sei gli indagati, oltre alla Juventus per responsabilità amministrativa: il presidente Andrea Agnelli, il vice presidente Pavel Nedved, l’ex responsabile dell’area sportiva Fabio Paratici, ora al Tottenham, Marco Re, responsabile dell’area finanziaria e dirigente preposto alla redazione di documenti contabili societari fino al luglio 2020, Stefano Bertola e Stefano Cerrato che lo hanno sostituito. Tra gli indagati non figura Federico Cherubini, attuale Football Director (di fatto il successore di Paratici) interrogato ieri per 9 ore come persona informata sui fatti. L’indagine riguarda tre stagioni, 2018-19, 2019-20 e 2020-21, per una cifra complessiva di 282 milioni derivanti da operazioni «connotate da valori fraudolentemente maggiorati».

La posizione del club In serata è arrivato un comunicato del club: «La Juventus prende atto dell’avvio delle indagini nei confronti della società e di alcuni suoi esponenti attuali. Come doveroso, sta collaborando con gli inquirenti, confida di chiarire ogni aspetto, ritenendo di aver operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie».

«Agnelli sapeva». Secondo quanto si legge nel decreto di perquisizione, firmato dai pm Mario Bendoni, Ciro Sartoriello e dall’aggiunto Marco Gianoglio, la Juventus e i suoi dirigenti «al fine di trarre ingiusto profitto nei bilanci esponevano consapevolmente fatti materiali non rispondenti al vero e omettevano fatti patrimoniali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge». L’inchiesta nasce dalle intercettazioni, iniziate a maggio 2021 nel periodo di mercato, e dall’indagine Consob scattata nel luglio dello stesso anno. Dalle conversazioni si è avuta «espressa conferma in merito alla gestione malsana delle plusvalenze», utilizzata in modo distorto come strumento «salva bilanci». Secondo gli inquirenti i vertici della società e Agnelli sono «consapevoli della condotta attuata da Paratici e delle conseguenze estremamente negative sotto il profilo finanziario, non certo derivanti solo dal contesto pandemico in atto».