Calciomercato: ecco spiegato perché il Milan può spendere così tanto

“Goal Italia”, attraverso il proprio sito ufficiale, ha spiegato perché il Milan riesce a spendere così tanto nell’attuale sessione di calciomercato. Di seguito, un’approfondita spiegazione di tutti i movimenti economici rossoneri che hanno stupito stampa e tifosi:

La campagna acquisti del Milan ha sorpreso tutti gli addetti ai lavori. In pochi giorni a Milanello sono arrivati Musacchio, Kessié, Rodriguez e André Silva. Fassone e Mirabelli hanno operato chirurgicamente inserendo in organico giocatori affidabili che puntano a far fare rapidamente alla squadra un deciso salto di qualità. Tale da riportarla in Champions già dalla prossima stagione.
Ma come si spiega questa strategia? Qual è il budget di spesa dei rossoneri? Che margini di manovra ha la società di Li Yonghong? E quali sono i limiti derivanti dal fair play finanziario?
La nuova proprietà cinese punta a rendere subito competitivo il team per quattro diverse ma convergenti ragioni: riconquistare la fiducia politica del governo di Pechino persa nel corso della trattativa, attirare nuovi soci o partner finanziari cinesi, rilanciare il business rossonero in particolare in Asia per elevare il fatturato e, infine, recuperare risorse per far fronte agli impegni finanziari con il fondo Usa Elliot. Quest’ultimo ha in pegno in club e in cambio ha prestato a mister Li circa 300 milioni.

Ora, per comprendere l’esatta potenza di fuoco dell’attuale Milan cinese occorre tentare di ricostruire l’architettura finanziaria dell’acquisto del club (lavoro non semplice in assenza della documentazione contabile completa). Ma un’idea è possibile farsela.
Il Milan è stato pagato 520 milioni e altri 90 milioni sono serviti per ripianare le perdite della gestione 2016/17 sostenute in prima battuta da Fininvest. Li ha versato, di tasca propria o attraverso finanziamenti (soprattutto di Huarong), 300 milioni complessivi a titolo di caparra, chiudendo l’affare il 13 aprile 2017, quando ha aggiunto circa 140 milioni, per un totale di 440 milioni. Il fondo Elliot, come detto, ha prestato a Li Yonghong circa 300 milioni. Due terzi sono serviti per completare l’acquisto e un terzo, 100 milioni, sono stati destinati a un aumento di capitale (60) e al calciomercato (40).

Inoltre, come previsto in concomitanza con il closing, il Milan ha ristrutturato il proprio indebitamento attraverso l’emissione di due prestiti obbligazionari quotati alla Borsa di Vienna, entrambi sottoscritti da Elliott e Blue Skye. Un primo prestito da 77 milioni è stato finalizzato a rifinanziare una parte dei debiti pregressi. Un secondo per un importo di 54 milioni ha la finalità principale di finanziare la campagna acquisti. A quest’ultima sono stati destinati perciò circa 100 milioni. In gran parte impegnati. Ma non tutti. Per l’acquisto di Kessié ad esempio il Milan dovrà pagare la maggior parte del prezzo (circa 20 milioni) tra due anni. Con le operazioni in uscita poi si potrebbe mettere insieme un cospicuo bottino per altri acquisti. La campagna di rafforzamento quindi non è finita.

Per quanto riguarda il Fair Play Finanziario, il Milan è nettamente oltre i paletti. Negli ultimi tre anni ha accumulato perdite per 250 milioni rispetto a un limite di 30 milioni. Con la conquista dell’Europa League la società è tornata sotto il monitoraggio della Uefa. Per evitare sanzioni certe l’anno prossimo ha perciò chiesto di aderire al cosiddetto “Voluntary Agreement”. La Uefa concede, infatti, soprattutto a club con nuove proprietà che devono sostenere investimenti per il rilancio di derogare ai parametri del fair play finanziario.

A patto che ci sia un piano credibile di sviluppo dei ricavi e quindi di rientro nelle regole in un arco temporale di 3/5 anni. Se non ci si riesce, la sanzione è ancora più grave rispetto a quella che la Uefa avrebbe applicato autonomamente. Ora, di fronte al business plan presentato da Yonghong Li, la Uefa ha deciso di soprassedere. Di norma Nyon accetta che le società indichino i target che ritengono raggiungibili, punendo quelle che non si attengono ai piani. Nel caso del Milan però la crescita di fatturato e di utili ipotizzata è sembrata troppo accelerata per accoglierla senza obiezioni.

Si parla infatti di un fatturato praticamente raddoppiato fra il 2018 e il 2022, da 250 a oltre 500 milioni, sospinto dai ricavi Champions e dagli introiti commerciali in Cina, area da cui potrebbero provenire più di 200 milioni a stagione. La Uefa però non ha rigettato in toto la proposta, chiedendo alla proprietà rossonera di motivarla meglio e rinviando ogni valutazione ad ottobre.”