Brandaleone: “Da Massimino a Gambino, quando i presidenti acquistavano l’amalgama. E Sensi che scambiò Alessandro Amato…”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta l’editoriale del giornalista Carlo Brandaleone. Ecco quanto riportato: “La recente intervista televisiva in cui il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero si è dichiarato «attontito» per la prestazione della propria squadra riporta indietro le lancette, o meglio rilancia il sospetto che nonostante l’evolversi dei tempi nel mondo del calcio siano ancora numerose le sacche di inadeguatezza culturale. Un problema vecchio come il calcio stesso, un mondo «colorito» negli anni da personaggi che hanno fatto la storia anche per le proprie «storiche» dichiarazioni e per gaffe d’ogni genere. Non necessariamente presidenti. L’italiano di Aldo Biscardi era talvolta pasticciato con la sua forte inflessione molisana, sui lapsus di Francesco Totti si sono scritti libri e tutti ricorderanno Giovanni Trapattoni quando precisò prima di un’intervista di volere essere «circonciso», piuttosto che coinciso. Più grave la gaffe dell’ex patron interista Thohir, che confessò di essere diventato tifoso dei nerazzurri
da quando comprarono i «tre campioni olandesi». La Sicilia ha avuto un ruolo importante in questa classifica di gaffe. Diciamo pure tutto il Meridione. Al presidente dell’Avellino Sibilia si attribuisce la frase: «Non compro i guanti al portiere perchè poi li vogliono tutti gli altri». Palermo e Catania se la sono battuta punto a punto. Il «re» della gaffe resta Angelo Massimino, il presidente più amato dai catanesi. Un uomo di umili origini e dal cuore grande, che amò la propria squadra al punto da sacrificarle la propria vita. Quando morì il 4 marzo del 1996, volando giù sotto la pioggia con la sua auto da un viadotto di Scillato, era diretto negli uffici dell’assessorato regionale allo sport per sollecitare l’erogazione di un contributo, perchè doveva pagare gli stipendi ai calciatori. Ai suoi
funerali c’era anche una delegazione di ultras palermitani, che resero l’ultimo omaggio al grande avversario, sulla sua bara fu esposto anche un vessillo rosanero. Massimino fu famoso per avere portato in Catania in A, per la sua scaramanzia e per le sue gaffes. La più nota quella sull’amalgama. Quando un giornalista gli fece notare che al Catania mancava l’amalgama Massimino rispose: «La compro subito, quanto costa». Niente male anche: «I nostri tifosi ci seguono dovunque; in auto, in treno e anche con voli Charleston». Palermo fece la sua parte principalmente con Gaspare Gambino, che fu presidente negli anni Ottanta dopo Renzo Barbera. Come Massimino era un costruttore
eaveva fatto tanta gavetta, un po’ più raffinato del collega catanese  ma anche lui fu sempre in grande difficoltà sul piano dialettico. Tanto che una volta ai microfoni di Tgs dichiarò che il calcio gli faceva un effetto «lassativo». Avrebbe voluto dire «rilassante» ma gli andò male. Anche Gambino come Massimino fu amato dai fans, che in fondo hanno sempre apprezzato certi strafalcioni grammaticali, ritenendoli espressioni di genuinità. Il presidente-tifoso e un po’ rozzo è stata una delle icone più forti del calcio italiano. E perfino Franco Sensi incappò un giorno a Palermo, seppure per motivazioni diverse, in una gaffe memorabile. Perchè in quella circostanza denotò la scarsa conoscenza della squadra appena acquistata. Incrociando il giornalista Alessandro Amato in una sala di Villa Igea, dove Sensi aveva appena tenuto una conferenza, gli fece i complimenti invitandolo a impegnarsi a fondo per la partita successiva. Lo aveva scambiato per il portiere Vincenzo Sicignano”.