Binda: “Genoa penalizzato. Cosa c’è dietro il patteggiamento”

Attraverso un editoriale su “La Gazzetta dello Sport” Nicola Binda si sofferma sulla penalizzazione del Genoa.

Il caso è chiuso. Un punto di penalizzazione al Genoa. Niente deferimento, niente processi. Il patteggiamento ha messo d’accordo le parti e chiuso in tempi accettabili la vicenda. Parliamo della famosa rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate (21,8 milioni) da concordare in base alla nuova norma «salvacalcio» alla quale il Genoa ha voluto aderire in maniera errata: la richiesta è stata fatta da Genoa Image, una società collegata alla quale il club aveva ceduto il marchio in cambio del pagamento di queste tasse (operazione che rientra nella complessa opera di ristrutturazione del debito avviata dalla nuova proprietà 777 Partners).

L’inchiesta Un errore che ha portato al mancato rispetto della scadenza del 16 dicembre, alla segnalazione della Covisoc, all’intervento della Procura federale con relativa inchiesta e alla difesa del Genoa, che dopo la chiusura delle indagini ha avuto 20 giorni di tempo per presentare una memoria difensiva. Che è stata molto convincente. Nessuno in effetti ha mai dubitato sulla solidità di 777 Partners, ma non c’erano nemmeno dubbi sull’errore. E il Genoa l’ha ammesso, parlando in un comunicato di «non corretta interpretazione della normativa vigente avvenuta in assoluta buona fede». Non l’ha fatto solo a parole, ma anche con i fatti. I legali del club infatti, oltre ad aver dimostrato che parte dei versamenti delle ritenute Irpef per i mesi di settembre e ottobre 2022 sia stata comunque effettuata, hanno anche presentato l’estratto conto che dimostrava – ai tempi della scadenza del 16 dicembre – di avere serenamente la copertura per garantire il pagamento del resto. Quindi il reato resta (la scadenza non è stata rispettata), ma l’errore è stato commesso in assoluta buona fede.

La sanzione Si è arrivati così al patteggiamento, rinunciando ai vari gradi di giudizio: la penalizzazione prevista in questi casi è di 2 punti, ma vista la linea difensiva del Genoa lo sconto nei processi successivi sarebbe stato sicuro. Saggiamente si è deciso di così mediare, la Procura Generale dello Sport presso il Coni ha dato la sua approvazione ed è stata dimezzata la sanzione, accorciando notevolmente i tempi di una vicenda che, a livello ambientale, avrebbe potuto influire in maniera importante nel cammino della squadra, impegnata nella lotta per il ritorno in Serie A. Il punto in meno (oltre a una ammenda di 6 mila euro per l’amministratore delegato Andres Blasquez) cambia poco la sostanza: il vantaggio sul terzo posto scende da 4 a 3 punti. Ma almeno di questa storia non si parlerà più. E non è poco.

Il futuro Il problema era anche sulla prossima scadenza (16 febbraio, poi slittata al 16 marzo). Non potendo più aderire alla norma «salvacalcio», il Genoa avrebbe dovuto pagare in toto i 21,8 milioni di debito, oppure avrebbe dovuto trovare (in tempi ristretti) un accordo diverso con l’Agenzia delle Entrate. E la cosa, per fortuna del grifone, è riuscita. Il Genoa è rimasto nei tempi e, senza quella norma varata dal Governo pochi giorni prima di Natale, ha trovato un accordo tradizionale, ben più costoso: 5,8 milioni di euro in più. Ma era necessario, perché se non fosse stata rispettata la seconda scadenza, sarebbe scattata l’esclusione dal campionato. Paradossale, perché tutto era nato da un errore tecnico e non da problemi di cassa.