Ballardini: «A Palermo e a Cagliari sono ricordato per il gioco»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” ha riportato un’intervista a Davide Ballardini.

La campagna come scuola di vita: «Mio nonno materno ci ha lasciato una tenuta a Bertinoro sulle colline romagnole. Ci passo del tempo senza fare niente, ogni tanto mangio un grappolo d’uva, della vigna si occupa chi ne capisce. Produciamo Albana, Sangiovese, Syrah, Merlot. Qui mi hanno insegnato che cosa significhino la reputazione e la parola data. Una volta nonno Primo mi portò a una riunione di allevatori e venne fuori che nel latte prodotto da un suo amico avevano trovato dell’acqua. Quando ritornammo a casa, il nonno si rivolse alla nonna Renata: “Non lasciare acqua nei recipienti quando li pulisci, non voglio provare la vergogna!”. Per me, una lezione».

Davide Ballardini, nel calcio di oggi c’è troppa acqua? Risata: «Come battuta lo possiamo dire, sì».

Dove è stato in vacanza? «A Marina di Ravenna, presto sarò in Austria a seguire alcune squadre in ritiro».

Un anno fa lei era già in tensione con il Genoa o meglio con Preziosi, presidente di allora. Voleva andarsene, giusto?

«Le frizioni cominciarono a giugno. Incontrai Preziosi a Forte dei Marmi assieme a Marroccu (il d.s., ndr ) e Zarbano (l’a.d., ndr ). Finita la riunione dissi: “Perché non risolviamo il contratto in amicizia? Non pretendo nulla, neppure un euro. Basta che mi lasciate libero prima dell’inizio del campionato per poter lavorare a stagione in corso, nel caso”. Non accettarono. Le cose peggiorarono con la cessione di Shomurodov alla Roma. Avrei voluto giocare con tre attaccanti, come al Palermo e al Cagliari. Pensavo a un 4-3-3 o 4-3-2-1. Affrontai le prime due giornate con una Primavera rinforzata, contro Inter e Napoli. Poi arrivarono dei giocatori non allenati o infortunati».

L’esonero alla 12ª giornata. Nove punti, pochi, ma 17 gol segnati, quasi due terzi del totale finale, perché il Genoa ha chiuso il campionato con la miseria di 27 reti realizzate. Eppure lei viene percepito come un difensivista.

«Ma a Palermo e a Cagliari sono ricordato per il gioco. Al Genoa ho sempre dovuto adattarmi, lasciare da parte le idee per far rendere i giocatori che avevo».

L’esonero glielo comunicarono gli americani, i nuovi proprietari subentrati a Preziosi?

«Mai sentiti. Mi chiamò Zarbano. E non ho mai parlato con Zangrillo (il nuovo presidente, ndr )».

Se lei fosse rimasto, il Genoa si sarebbe salvato?

«Non lo so. Con scelte condivise sul mercato di gennaio, penso che ce la saremmo giocata».

Che cosa pensa di Blessin, l’attuale allenatore rossoblù?

«Con lui ho visto una squadra compatta in fase difensiva, ma che faticava a creare pericoli. Bisogna legare l’esperienza e le idee più o meno astratte. A mio parere bisognava sfruttare Destro».

Come vede il Genoa in B?

«Favorito, non può essere altrimenti. Resto un grande tifoso genoano, legato a molte persone».

Da dove vorrebbe ripartire?

«Da una squadra con giocatori funzionali alla mia idea. Vorrei gente di personalità, ragazzi che sappiano gestire la palla».

Accetterebbe un’offerta dall’estero o dalla Serie B?

«Vorrei rimanere in Serie A».

Chi vincerà lo scudetto?

«L’Inter rimane la squadra più forte perché gioca un calcio pragmatico, di grande esperienza e di poche idee astratte. Nell’Inter c’è grande sostanza, però l’ultimo campionato l’ha vinto con merito il Milan con un mix di belle cose, in primis le scelte e il lavoro di Pioli. E se il Milan prende Sanches e De Ketelaere fa un altro salto in alto».

La Juve?

«È lì, con Inter e Milan, ma io non mi priverei di uno come De Ligt. Capisco i ragionamenti finanziari alla base dell’eventuale cessione, da allenatore me lo terrei stretto. È un difensore leader».

Lukaku?

«Farà bene, è integro, nel pieno delle capacità e motivatissimo».

Klopp o Guardiola?

«Scelgo Klopp, mi emoziona di più. Condivido la sua priorità per la velocità e la verticalità. Se arrivo in porta con il minor numero di passaggi mi diverto di più».

Guardiola si è preso Haaland.

«Ha gamba, attacca lo spazio. Garantirà quella concretezza che a volte manca al City».

Scamacca forse andrà al Psg. Con lei al Genoa ha segnato i suoi primi gol in Serie A.

«Ragazzo serio, grande lavoratore. Ha qualità importanti. Deve metter su quello spessore caratteriale che gli permetta di stare in un grande club. Al Psg rischierebbe di fare un bel po’ di panchina, ma Gianluca non si lascia mai deprimere, nelle difficoltà è caparbio e in mezzo a quei campioni non potrebbe che crescere».