Adani: «Ciò che è successo a Baldini al Palermo non dovrebbe esistere»

Nel corso di “Bobo Tv” su Twitch Lele Adani ha commentato quanto accaduto al Palermo con le dimissioni di Baldini.

Ecco le sue parole:

«Quello che è successo a Silvio Baldini a Palermo, dopo che hai rivoluzionato l’umore di una squadre e una città, non esiste. Non dovrebbe esistere, ma è la costante invece. Uno arriva a gennaio dopo 18 anni perché sente Palermo come una sua seconda casa, compra casa lì, ci torna spesso per trovare degli amici. E dentro di lui sa che un giorno sarebbe tornato. Arriva e le prime persone ci sono 3000 persone e in finale ci sono più di 35 mila persone. Venduti anche i biglietti a visibilità ridotta, che non si vedeva niente. Neanche con Pastore, Cavani e Dybala hanno fatto quei record di persone allo stadio. Dopo un mese gli cambiano tutto senza dirgli nulla. Il City Group ha rilevato la società, ma i rappresentanti italiani che gestiscono il Palermo sono quelli. Lui si è trovato persone che non conosceva: un preparatore, dei massaggiatori. Come se uno a casa sua avesse dei lavoratori e ne trova altri quando rientra. Il mercato? I suoi giocatori che hanno dominato la Serie C e i playoff. Tu vivi questo sogno e nessuno è tutelato nei rinnovi e negli adeguamenti di contratto. Non hai voce sul mercato e ci mettono giocatori non richiesti. Ma non gli è stata data nemmeno carta bianca su giocatori che servivano. Quando con una vittoria così meritava, o almeno condividere delle scelte. Tutti scontenti, dai giocatori al direttore ai collaboratori. Quindi non era più il suo sogno, quindi invece di far buon viso a cattivo gioco. È andato perché il sogno era finito non c’era più. Ora un allenatore non è tutelato neanche con la vittoria. Sono arrivati e quando sono stati messi gli intermediari italiani, non era coinvolto per operare. Ci sono delle cose non più rispettate. Lui voleva andare con quel gruppo in Serie A, non è stato mai chiamato. La magia non c’era più. Il Corini lo ha messo chi opera, non il City. Baldini non ha rancore, per fargli costruire il loro percorso. Si parla, non ci si comporta così. Si mette insieme e si giudica insieme e dopo si prendono le scelte. Ma non si mettono dentro collaboratori e giocatori non richiesti. Non puoi cancellare tutto».