Vecchio, infame e inadatto. Eppure, la “Mano de Gila” verrà presto dimenticata…

Era il 26 ottobre del 2008, le ore 15:20 o giù di lì. Clamoroso al “Barbera”: Gilardino, eludendo la terna arbitrale, sbloccava Palermo-Fiorentina di mano, volontariamente, sotto la curva nord. Fischi, insulti e chi più ne ha più ne metta. Una questione ormai finita nel dimenticatoio? Giammai! Ad ogni sua apparizione, i tifosi rosanero riservano al violinista una “calorosa” accoglienza. Eppure, sarà questo il benvenuto da parte dei supporters palermitani qualora l’attaccante vestisse la maglia del Palermo? Il suo approdo in rosa non è un’utopia, tutt’altro. Gilardino e i colori rosanero potrebbero incrociarsi, addirittura fondersi insieme. Tuttavia la notizia non pare essere accolta positivamente dall’ambiente che ruota intorno alla squadra. “E’ vecchio”, “E’ un infame”, “Non fa al caso nostro”. Quanto c’è di vero in tutte queste affermazioni?

Gilardino sì, è “anziano” (calcisticamente parlando). L’anagrafe dice che è nato nel 1982 e che ha da poco compiuto 33 anni. Troppi? Non poi così tanto. Parecchie sono le chiare dimostrazioni che l’età conta poco in alcuni casi. Toni, altrettanto fischiato ma per diverse motivazioni, ancora oggi farebbe le fortune dei rosa e, per fortuna dei veronesi, tutt’ora le fa per il Verona. Di Natale, ancora oggi, è un punto fermo dell’Udinese (anche se stiamo parlando di un giocatore totalmente diverso). Pazzini, seppur più giovane di due anni ma comunque over 30, sarebbe stato gradito dalla piazza perché considerato un top player o qualcosa del genere. Denis anche adesso è molto ambito in serie A e qualora fosse accostato ai rosa sarebbero molte le facce sorridenti. Perché con Gilardino tutto cambia? Allo stesso tempo, quella Mano de Gila è impressa nelle menti di ogni tifoso rosanero, ma è davvero un ricordo così indelebile? La sensazione è che, qualora l’ex nazionale azzurro si trasferisse in Sicilia, basterebbe qualche gol decisivo per scacciare via ogni pensiero malevolo nei suoi confronti. Inoltre, bisogna dargliene atto, se veramente Gilardino decidesse di approdare e, verosimilmente, chiudere la propria carriera al Palermo, lo farebbe innanzi tutto riducendosi l’ingaggio ai parametri salariali del club di Zamparini (quando potrebbe benissimo ambire ad altri lidi disposti ad offrire di più e fidatevi, esistono). Proprio questo dovrebbe far riflettere sull’atteggiamento con il quale Gilardino verrebbe a giocare al “Barbera”. Lo farebbe sudando la maglia: questo, a primo impatto, sembra evidente. E di giocatori che garantiscono il massimo dell’impegno, oltre che un discreto numero di reti (che il Gila dovrebbe garantire, lo dice il suo curriculum), il Palermo ne ha sempre bisogno. L’unico dubbio persiste nell’apporto tecnico: Gilardino prende il posto del partente Belotti. Quanto si differenziano l’ex viola ed il “Gallo”? Apparentemente poco, se non per una decina d’anni di esperienza in più, che comunque potrebbero risultare alla lunga determinanti almeno per questa stagione. Ma tatticamente parlando, forse anche il 3-5-2 marchio di fabbrica del Palermo di Iachini non è poi così adatto alla punta del Guangzhou. Ma anche questo sicuramente è stato valutato attentamente.

Comunque sia, ai posteri l’ardua sentenza. Al momento è solo una trattativa come le altre. Sarà fischiato? Sarà odiato? Forse sì, forse no. Probabilmente qualche gol e qualche punto determinante potrebbe cambiare le carte in tavola. E poi chissà, una rete allo scadere, esultanza sotto la curva e maglia lanciata verso i tifosi esultanti. Rimarrà incustodita per terra? Difficile prevederlo. E alla presentazione ufficiale dirà “Sognavo di chiudere la carriera al Palermo?”. Probabilmente no, magari però dirà “Sognavo di chiudere la carriera sdebitandomi con la gente di Palermo”. E magari la Mano de Gila diventerà un lontanissimo ricordo…