Troppo discontinui e poco decisivi, il Palermo paga il flop degli esterni

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul Palermo e il flop degli esterni.

Una delle prime chiavi di volta alla fine della scorsa stagione era una rivoluzione tattica che puntasse su un modulo in grado di valorizzare il lavoro degli esterni d’attacco, per trascinare il Palermo al vertice della Serie B; ora, con sole otto partite rimaste, la promozione diretta appare piuttosto distante e l’apporto delle fasce alla manovra offensiva è ben al di sotto delle aspettative. Rinaudo ha provato a dare un’impronta chiara investendo su grandi nomi, sia in estate che a gennaio, ma nessuno di loro è ancora riuscito a lasciare il segno con continuità.

Il dato realizzativo dell’intero reparto nel 2024 è impietoso: gli unici gol sono quelli di Di Francesco contro Como e Brescia, per il resto nessuno tra gli esterni ha fatto centro; Di Mariano si è limitato agli assist (quattro), Traorè ha avuto poche chance a disposizione, Insigne e Mancuso stanno sparendo dai radar. Corini punta molto sulle fasce come baricentro dell’azione offensiva, cercando in esse gli spunti per sorprendere le difese avversarie, ma quando queste non girano (ed è capitato spesso nelle ultime uscite) è l’intera manovra di squadra a risentirne: non a caso al Venezia è bastato poco per disinnescare le corsie e da lì, approfittando dei mancati rientri degli esterni alti a supporto di quelli bassi, sono nati i principali pericoli per la retroguardia rosanero.

Uno dei primi cambiamenti tattici annunciati dal tecnico venerdì dovrebbe riguardare proprio le fasce, rivoluzionando inevitabilmente posizione e compiti in campo di quei giocatori che avevano occupato il ruolo prima nel 4-3-3 e dopo nel 4-2-3-1. A incidere sul mancato funzionamento del comparto esterni non è solo la manovra fin troppo prevedibile sviluppata dal tecnico in questi mesi, ma anche un rendimento spesso mediocre dei singoli e una gestione non ottimale di preparazione atletica e carichi di lavoro: a tal proposito Di Francesco (acqui stato a fine agosto) e Traorè (arrivato nell’ultimo giorno della finestra invernale di mercato) non hanno svolto il ritiro estivo e si sono dovuti adattare a schemi già consolidati, Mancuso è stato dirottato dal centro dell’attacco alla fascia e Di Mariano, dopo aver raggiunto il picco a livello fisico a febbraio, ha accusato un progressivo calo nelle ultime settimane.

La maggior delusione è inevitabilmente Insigne: arrivato in pompa magna dopo la promozione con il Frosinone, dopo 30 partite è ancora fermo a due gol e tre assist ma sono soprattutto le prestazioni a non convincere. I suoi movimenti a rientrare sul sinistro sono facilmente leggibili per gli avversari, la sua bassa partecipazione all’azione difensiva lascia di fatto il Palermo con un uomo in meno a destra: due aspetti che hanno indotto Corini a togliergli il posto da titolare a favore di Di Mariano, più imprevedibile e predisposto al sacrificio in copertura. Di contro, tuttavia, lo zero alla voce gol segnati è il vero limite della stagione del n. 10, apparso spesso timido a ridosso dell’area avversaria.