Tifoso inglese scrive una lettera a Saka dopo il rigore fallito contro l’Italia: arriva la risposta del calciatore

Dopo gli insulti razzisti indirizzati a Bukayo Saka in seguito al rigore fallito contro l’Italia, un tifoso inglese ha deciso di scrivergli una lettera con parole di sostegno e speranza.

A raccontarlo al Daily Mail è il diretto interessato, Steve Byrne, 55enne autista di autobus a Londra e tifoso dell’Arsenal «Nella lettera che gli ho scritto gli ho detto che si sarebbe rialzato e poi avrebbe spiccato il volo e ho detto che mi sono ispirato a lui. Siamo la famiglia dell’Arsenal e ci prendiamo cura l’uno dell’altro. Ho riportato una citazione del generale americano George Patton che diceva ‘il successo si misura da quanto in alto si rimbalza dopo aver toccato il fondo’ e poi ho aggiunto ‘rimbalzerai quindi preparati a volare’. La lettera è stata recapitata prima che emergesse la notizia del razzismo che lui aveva subìto, io non ne sapevo nulla all’epoca».

«Un giorno stavo correndo nella mia zona quando l’ho visto entrare in una casa. A causa del Covid non mi sono avvicinato troppo per parlare con lui, ma dopo la sconfitta dell’Inghilterra nella finale di Euro 2020 ho pensato di imbucare un biglietto nella sua porta. Quando l’ho visto piangere ed essere abbracciato da Southgate, il mio cuore è andato a lui. Volevo solo dirgli che è tutto ok, ho un figlio della sua stessa età e che potrebbe essere lui. Non volevo che Saka pensasse di averlo rovinato il Paese. Non importa. Gioca per la Nazionale ed è ancora così giovane».

Successivamente è arrivata la risposta del calciatore: «Stavo facendo un pisolino pomeridiano – racconta ancora il tifoso dell’Arsenal – quando ho sentito suonare il campanello, ma non ho risposto alla porta perché ero troppo stanco. È stato solo il lunedì successivo che ho visto la lettera sul mio tappetino e l’ho aperta per scoprire che avevo ricevuto una risposta da Saka. Ho solo pensato ‘oh mio dio’. Il calciatore più famoso del Paese mi aveva mandato un biglietto. Non me lo aspettavo, anche se la mia era una bella lettera e speravo che la leggesse».