Serie B, Novellino: «Il Parma capolista è un po’ più lezioso e fortunato. Dietro ci metto il Palermo»

L’edizione odierna de “La Nuova Venezia” riporta una lunga intervista all’ex tecnico del Palermo Walter Novellino il quale si è espresso su vari temi.

Ecco le sue parole:

Mister Novellino, ci tolga una curiosità: perché sulla sua carta d’identità ci sono quattro nomi, Walter, Alfredo, Amato e Lenin? (Il tecnico ride): «Dunque, Walter perché era il soldato che mia nonna salvò dai fascisti, tenendolo nascosto, Alfredo perché così si chiamava il mio padrino, Amato perché ero… amato da tutti, e Lenin perché mio padre Giuseppe era comunista».

Lei ha vinto 4 campionati di Serie B e non ha alcuna intenzione di smettere a 70 anni. Giusto? «Giusto. Mi manca tanto non poter allenare. Sopperisco documentandomi da tutti i miei colleghi, giovani e anziani. I primi hanno idee nuove, innovative, eppure alla fine i vecchi sono quelli che hanno molta esperienza, qualcosa di importante da trasmettere».

Dall’estate scorsa non le è arrivata nessuna proposta? «Sì, dalla Turchia. Non me la sono sentita di andare laggiù perché ho famiglia e mi sarebbe dispiaciuto lasciare i miei cari e la mia nipotina Maria Vittoria, che ha 15 mesi».

Girando di qua e di là, quali sono le partite dei campionati che vede di più? «Preferibilmente quelle della Serie B».

E tra i cadetti chi le piace? «Mi creda, e non perché lì ho assaporato uno dei trionfi più belli della mia carriera, il Venezia. Costruito con il giusto mix tra agonismo, forza e tecnica. Giocano insieme da due anni, sono compatti e mi piacciono molto. Il Parma capolista è un po’ più lezioso e fortunato, poi ci metto il Palermo».

Che girone di ritorno si aspetta? «Credo che la preparazione sarà fondamentale, più attenta al risultato, finalizzata a subire pochi gol e a farne uno in più. Ci sono società che hanno speso tantissimo, e le abbiamo già citate, e inoltre un’altra che tengo in considerazione è il Cosenza, guidato da un bravissimo allenatore (Caserta, ndr ), anche se è in discussione per gli ultimi risultati».

Tornando al Venezia, la proprietà americana la convince nella sua strategia? «Sì, molto. Lavora con l’algoritmo, non dice mai una parola, ha investito e sa cosa significhi investimento, e non manda via i giocatori migliori per tenerli. I risultati ci sono».

In un torneo così equilibrato spicca il quarto posto del Cittadella. Che ne pensa? «Dietro a questi exploit c’è una società forte, in cui lavora un grande direttore (Marchetti), che capisce di calcio. Faccio un esempio: Pandolfi, l’attaccante, lo avevo alla Juve Stabia e mi è stato chiesto un parere su di lui. Ho risposto: prendetelo subito, però dovete farlo sentire importante. E loro: Walter, questo non è un problema, da noi sono tutti giocatori importanti. Mi hanno ascoltato, e sta facendo bene».

Un club che rappresenta una realtà di 20.000 abitanti e che, tranne un anno, ha sempre militato nella cadetteria nel nuovo millennio… «Appunto. E bisogna fare i complimenti a Gorini, che era il secondo di Venturato. Ha fatto un copia-e-incolla alla grande, dimostrando di essere un ottimo mister».

Secondo lei, il Citta può centrare i playoff? «Non c’è neanche da discutere. Come gioca, come tiene il campo, la sua organizzazione è esemplare».

E il Como, che secondo è alla pari del Venezia? «Mi è dispiaciuto il modo in cui hanno esonerato Moreno Longo. Per carità, Fabregas è bravo, non metto in dubbio quanto sta facendo, forse vince un po’ di più del predecessore, e comunque gli indonesiani non sono improvvisatori».

Dato che parliamo di stranieri, che cosa ci dice di Tacopina, ex patron del Venezia, che non decolla con la Spal? «Credo che forse manchi qualcosa a livello di organizzazione. La rosa è buona, il direttore sportivo Fusco sa di calcio, non riesco a capire come mai facciano tanta fatica».

Nei suoi trionfi ha seguito percorsi diversi, dal Venezia al Napoli, dal Piacenza alla Samp. Qual è il segreto per giungere alla promozione? «Il coinvolgimento di tutti i ragazzi nel proprio progetto, e non vale solo per la cadetteria. Bisogna farli sentire importanti. Lo spogliatoio è la casa dell’allenatore, e quando si costruisce una casa devono essere tirati in ballo tutti, non lasciarli uno da una parte e l’altro dall’altra. I sergenti di ferro non esistono più. I miei giocatori sono sempre protagonisti all’unisono, e il dialogo con loro era fondamentale. Quagliarella mi chiese di non fargli fare l’esterno, com’era mia intenzione, perché si sentiva punta centrale. Lo accontentai».

Il giocatore più forte che ha allenato in B? «Ne ho avuto tanti, da Schwoch a Flachi, a Volpi… Ma ce ne sono molti altri, a cui non vorrei far torto».

Chi sin qui l’ha delusa? «Il Modena».

Dietro chi può risalire? «Spero, perché ne sono un tifoso, la Sampdoria. E il Bari, anche se io avrei tenuto Mignani in panchina».

Infine, cosa farà Novellino da grande, dopo aver allenato 15 squadre? «Vorrei vincere un altro campionato, per arrivare a 5 titoli. L’anno bisestile mi ha sempre portato bene. Ci conto».