Sono arrivate le prime proposte per la tanto agognata riforma del calcio italiano.

Come riportato da “Sportmediaset” l’11 marzo sarà probabilmente la giornata decisiva per la nuova riforma del calcio italiano con la Serie A pronta a passare da 20 a 18 squadre. Per quanto la proposta andrebbe in porto soltanto a partire dal 2030, quest’ultima non è piaciuta ai club più piccoli che avrebbero già posto il loro veto impedendo così di raggiungere i quattordici voti necessari per dare il via libera.

Con questa svolta l’ultima classificata finirebbe per esser retrocessa nella categoria inferiore e la prima promossa direttamente, per gli altri posti a disposizione si aprirebbe un tabellone di spareggi che a fine stagione coinvolgerebbero sia le squadre in lotta per la salvezza che quelle decise a raggiungere il livello superiore. Una soluzione che incrementerebbe lo spettacolo aumentando così i ricavi sia a livello di botteghino che di diritti televisivi, mantenendo presumibilmente l’attuale numero di partite disputate in stagione nonostante la riduzione del numero di partecipanti ai campionati.

Per evitare un “muro contro muro” soprattutto da parte delle società di Serie C che vedrebbero calare notevolmente le possibilità di rimanere nel mondo dei professionisti complice la scomparsa di ben quarantadue posti, si starebbe pensando a reintrodurre un nuovo campionato “semi-professionistico” simile alla Serie C2, attiva dal 1978 al 2015. Ciò scongiurerebbe la “discesa” fra i dilettanti anche di club storici del calcio italiano e diminuirebbe così il potere nelle mani della Lega Dilettanti.