Repubblica: “Una sentenza dal sapore di compromesso, ma il Palermo aveva già perso. Ecco perché”

L’edizione odierna de “La Repubblica” ha deciso di parlare della sentenza emessadal Tribunale federale nazionale, una sentenza che, come si legge nell’articolo, ha tanto il sapore di un compromesso. Ecco quanto si legge: “La sentenza del Tribunale federale nazionale ha tanto il sapore di un compromesso che sfocia nel pasticcio con un retrogusto che sa di beffa per il Palermo. Perché le cose sono due: o non c’è stato tentativo di illecito e i messaggi Whatsapp inviati da Calaiò sono da derubricare alla voce ragazzata e questo processo nemmeno si sarebbe dovuto fare, vista l’irrilevanza dei fatti, oppure gli ormai famosi inviti a “Pippien (De Col) e Claudien (Terzi) a non rompere il cazzien” erano il maldestro tentativo dell’attaccante palermitano del Parma di rendere più malleabili i suoi ex compagni dello Spezia alla vigilia di una partita fondamentale per l’intero campionato di serie B. Un bivio sostanziale che non ammette una terza via: o è bianco o è nero. Tertium non datur. La cosa più incredibile è che a rispondere a questa domanda è proprio il Tribunale federale nazionale nel comunicato che accompagna la sentenza. «Questo tribunale — si legge — ritiene provato che Calaiò, nell’inviare all’ex compagno De Col i messaggi in questione, abbia posto in essere il tentativo di illecito». Sì, avete letto bene: ritiene provato che i messaggi fossero un tentativo di illecito. E se ci fossero ulteriori dubbi basta guardare la gravità della pena di due anni di squalifica inflitta a Calaiò che, ormai trentaseienne, di fatto viene condannato all’ergastolo calcistico. Ed ecco che scatta il compromesso che sa tanto di pasticcio e diventa la beffa per il Palermo. Il Parma è colpevole, ma sconterà la pena l’anno prossimo perché per il tribunale è già iniziata una nuova stagione agonistica. Come se il tentativo d’illecito non fosse stato messo in atto al fine di trarre beneficio nel campionato appena concluso e come se il Parma l’anno prossimo non giocherà in serie A — con tanto di milioni della tv, contratti pubblicitari e incassi da massimo campionato — nonostante quello che il Tribunale ha definito «un tentativo d’illecito». Ma questa giustizia sportiva è la stessa che ha deciso che un giocatore che tira palloni in campo dalla panchina mentre la squadra avversaria è in attacco nella partita più importante della stagione ha fatto solo una bravata. Il tutto senza considerare che quello di cui si occupa questa giustizia è il calcio dei milioni e che scene del genere non si vedono nemmeno quando tra amici si affitta un campo per passare un’ora in allegria. Insomma, questa sceneggiata di metà estate lascia l’amaro in bocca, ma detto questo va anche detto che il Palermo la serie A non l’ha persa certo nella diatriba con il Frosinone o con la sentenza emessa ieri a Roma anche se queste due vicende hanno avuto il loro peso rilevante. Il Palermo la serie A l’ha persa indebolendosi a gennaio mentre tutte le squadre di vertice (Parma e Frosinone in testa) facevano un signor mercato. L’ha persa quando Zamparini ha licenziato un diesse che non aveva fatto tantissimo per prenderne uno che non ha fatto nulla. Il Palermo ha perso la serie A quando ha iniziato a mettere in discussione il buon lavoro di Tedino, che aveva chiuso il girone di andata in testa, facendogli terra bruciata intorno e arrivando a un esonero tanto inutile quanto ingiustificato. Insomma, il Palermo ci ha messo del suo e se non fossero state prese certe decisioni probabilmente i rosa in A ci sarebbero andati meritatamente sul campo senza sperare che un improvvido messaggio di Calaiò riaprisse la porta di servizio della promozione, prima di sbatterla in faccia ai tifosi rosanero. Adesso Zamparini, Giammarva, Foschi e Tedino hanno solo una cosa da fare: conquistare con un anno di ritardo quella promozione che, in sede di vigilia della scorsa stagione, il patron rosanero dava per certa. Difficile dire se ci riusciranno. La situazione, inutile dirlo, non è rosea, ma se c’è uno in grado di mettere in piedi una formazione competitiva con quel poco che passa il convento quello è Rino Foschi. Speriamo basti”.