Repubblica: “Plescia, la sfida dell’ex promessa rosa «Palermo casa mia, ma sogno un gol. Un giorno mi piacerebbe giocare in A con la maglia della squadra della mia città»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Vincenzo Plescia, attaccante palermitano della Vibonese:

«Per la prima volta giocherò contro il Palermo, la squadra dove sono cresciuto — afferma il bomber siciliano — non vedo l’ora. Spero di divertirmi e se dovessi segnare ovviamente non esulterei. Mio padre mi ha trasmesso la passione per il pallone — racconta Vincenzo — i miei primi calci, a 4 anni, li ho tirati al Ribolla di Schillaci, poi al Calcio Sicilia. A soli 8 anni ero già nel Palermo. Dai Pulcini alla Primavera, ho fatto tutta la trafila con i rosanero. Ho vissuto la mia infanzia a Villafrati e a 14 anni mi sono trasferito a Palermo, vivevo in convitto, al mattino andavo a scuola e ogni pomeriggio mi allenavo e studiavo».

«Battemmo l’Inter in semifinale, ma in finale perdemmo contro la Juventus di Grosso. Ho passato 10 anni bellissimi e porto nel cuore tutti gli allenatori che ho avuto e mi hanno fatto crescere, da Bosi a Tumminia, fino a Scurto che ritengo straordinario. E non posso non citare con emozione il compianto mister Pecoraro. Con Ambro e Marson abbiamo condiviso assieme gli anni al Palermo e siamo amici. Poi ci sono anche Prezzabile e Tumbarello. La nostra è una squadra molto giovane, ci divertiamo e abbiamo creato un bellissimo gruppo. Merito del mister e della società. Stiamo bene sia fisicamente che mentalmente e il pareggio conquistato a Bari lo dimostra».

«Palermo è casa mia, sono cresciuto nel Palermo ammirando le gesta di Cavani, che assieme a Mandzukic è il calciatore a cui mi ispiro. Anche se sotto il profilo della mentalità il mio modello è Cristiano Ronaldo. Se sono qui devo tutto ai miei genitori, Francesco e Francesca, con mia mamma che sta diventando più calciofila di mio padre ultimamente. Le mie sorelline mi seguono sempre e la mia fidanzata Sofia è la mia prima fan. Sono tutti palermitani doc, ma domenica faranno il tifo per me. Tutti tranne mio suocero che mi ha augurato di segnare 2, 3 o 4 gol, purché il Palermo ne faccia sempre uno in più. Come mi vedo in futuro? Ho sempre sognato in grande — conclude — bisogna puntare alla luna e mal che vada si arriva tra le stelle. Tra un paio d’anni spero di raggiungere la serie A e magari difendere i colori della mia città in uno stadio gremito e con la mia famiglia sugli spalti».