Repubblica: “Palermo, scappa per fare il bagno a Mondello lo ritrovano in piazza a Ballarò”

L’edizione odierna de “La Repubblica” racconta la storia di un 14enne scappato dalla Calabria dopo una lita con la madre e arrivato a Palermo con un treno.

«Ho litigato con mamma, volevo conoscere Palermo e andare in spiaggia a Mondello, ho visto in televisione che le ragazze già fanno il bagno». Massimo, 14 anni, il ragazzo di Catanzaro ritrovato ieri mentre vagava spaesato per i vicoli di Ballarò, ama il mare. «Volevo solo tuffarmi in quell’acqua blu» ha raccontato a chi lo ha soccorso e tenuto al riparo dai pericoli in attesa che arrivassero i familiari dalla Calabria.

Grazie all’intuito dei volontari dell’associazione Sbaratto di Ballarò e all’intervento di una pattuglia del radiomobile dei carabinieri, i genitori ieri sera hanno riabbracciato Massimo. Una vicenda con un lieto fine dopo ore di angoscia. Ieri mattina il 14enne dopo una litigata con la madre è scappato di casa, è andato in stazione e ha preso il primo treno diretto a Palermo. Ha viaggiato per ore fino alla stazione centrale.

Lì è sceso, aveva fame e si è mangiato un panino in uno dei fast food in zona stazione. Stava cercando una camera in un b&b quando è stato notato da tre donne e un uomo, tutti volontari dell’associazione Sbaratto, che opera soprattutto a Ballarò. Si sono avvicinati al ragazzino in via Martoglio e subito lui ha chiesto informazioni. «Scusate cerco un Bed & breakfast dove alloggiare». I volontari si sono immediatamente resi conto che il ragazzo era solo. Aveva il telefono spento, era disorientato.
«Si capiva che era un minorenne – racconta Cetti Sauro, vicepresidente dell’associazione – Gli ho chiesto da dove venisse, prima ha risposto Milano, poi
Roma ma era evidente dall’accento che fosse calabrese».

Massimo si è poi confidato con la gente di Ballarò e ha raccontato di essere scappato di
casa per una lite con la mamma. «Lo abbiamo convinto a telefonare alla madre per rassicurarla – continua Cetti Sauro – Aveva il telefono spento, lo ha acceso e ha fatto la chiamata. Poi io stessa ho parlato con la signora, per tranquillizzarla dicendole che il figlio era in buone mani»