Repubblica: “L’inchiesta per le presunte tangenti. Malagò, intercettazioni shock: «Presidenti di serie A sono delinquenti veri»

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma in merito all’inchiesta sulle presunte tangenti e riporta alcune intercettazioni.

I presidenti di serie A? «Dei delinquenti veri». La Lega Calcio? «Come ha detto Greco (ndr, Francesco, ex procuratore capo di Milano), è un’organizzazione di diritto privato… perché altrimenti li arrestavano tutti perché li avevano trovati colpevoli di corruzione sei anni fa con noi…».  Preziosi, ex presidente del Genoa? «Un vero pregiudicato».  Il presidente della Lazio, Claudio Lotito? Il capo. «E i nostri amici, Juventus e Roma, sono colpevoli quanto lui. Perché alla fine o per un motivo o per un altro, hanno rinunciato a lottare o lo hanno assecondato e sono diventati complici delle sue avventure…».

Negli atti depositati dalla procura di Milano con la richiesta di archiviazione — presentata al gip nel marzo scorso e non ancora accolta — dell’inchiesta sulla presunta tangente pagata per l’assegnazione dei diritti televisivi, c’è un faldone di intercettazioni telefoniche che rischia di creare grande imbarazzo all’interno dello sport italiano. Il telefono intercettato è quello del presidente del Coni, Giovanni Malagò. Le telefonate trascritte dalla Guardia di Finanza sono quelle utili al procedimento: dunque, quelle con Massimo Bochicchio, il broker che ha truffato mezza Italia dello sport, morto in un incidente stradale alla vigilia del suo processo quest’estate. E quelle con i dirigenti televisivi e sportivi con i quali Malagò parlava, appunto, dell’assegnazione dei diritti. Il 2 giugno 2020, per esempio, Malagò è al telefono con Andrea Zappia, manager Sky che, già in quel momento, non aveva più alcun incarico operativo in Italia (non ne ha tuttora). I giornali hanno scritto quella mattina che la procura di Milano ha indagato Malagò per falso: il numero uno del Coni era presidente-commissario dell’assemblea della Lega Calcio di serie A con la quale il 19 marzo 2018 le 20 squadre elessero neopresidente «per acclamazione» il n. 1 di Banca Imi, Gaetano Micciché. E, secondo l’impostazione della Procura, aveva falsificato i verbali. Malagò è arrabbiatissimo. Perché ritiene l’accusa assolutamente ingiusta.

«È ridicolo — dice Zappia — dopo quello che avevi cercato tu di dare ordine a questi sciammanati». «Infatti — aggiunge Malagò — è quello che mi rinfacciano: uno statuto, una governance, gli avevo trovato una persona di livello […]. Questi sono delinquenti veri». Malagò è convinto che la denuncia sia partita da Preziosi, allora presidente del Genoa. «Di che dobbiamo parlare?», dice sarcastico il presidente del Coni. Ma sia lui sia Zappia ritengono che il vero burattinaio sia Claudio Lotito. «Sono stupito — dice il manager di Sky — che questo signore che ha un business nano, che ormai campa solo di calcio che è quello che fa vivere tutte le sue aziende». «Non c’è dubbio», interviene Malagò. «Marmaldeggi così» continua Zappia. «Ma alla fine i nostri amici, Juventus e Roma sono colpevoli tanto quanto lui». «Eh certo», conclude Malagò, «a seconda dei frangenti, dei contesti, diventano complici delle loro avventure».

Nella stessa telefonata i due parlano anche dell’asta dei diritti televisivi. Non quella oggetto dell’indagine, ma l’altra, del 2014, che aveva portato a una maxi multa dell’Antitrust per Mediaset, Infront, Lega e (marginalmente) Sky e che aveva portato a un’inchiesta della Procura poi finita nel nulla perché si era sta bilito che la Lega non fosse un ente pubblico. E, all’epoca, non era previsto il reato di corruzione tra privati. Malagò e Zappia sono convinti che Infront abbia fatto girare denaro. «Se non fosse un’organizzazione di diritto privato li arrestavano tutti perché li avevano trovati colpevoli di corruzione sei anni fa […]. E invece con i soldi ci fanno il cazzo che vogliono: se li vogliono regalare tra di loro, portarli in Svizzera».