Repubblica: “Giovanni Tedesco «Vi racconto il mio calcio nel deserto degli Emirati»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Giovanni Tedesco, allenatore dell’Al Bataeh: «Scelta? Per la mia voglia di fare calcio. Finita l’esperienza a Malta non ho ricevuto offerte interessanti. Così, quando un manager mi ha telefonato proponendomi questa avventura, ho colto l’opportunità al volo. Una scelta dettata dall’amore per questo sport e per questo mestiere. Confesso che i primi giorni sono stati molto particolari. Arrivavo in un altro mondo, con una realtà completamente diversa. Ma in questo mi ha aiutato il fatto che sono abituato ai sacrifici. Nella mia vita, da calciatore e da allenatore, non mi hanno mai regalato nulla. A quindici anni ho lasciato la famiglia per andare a giocare a Reggio Calabria e quindi le nuove avventure non mi spaventano. La nostra è una squadra di serie B, ma ha impianti da fare invidia alla serie A italiana. Qui è tutto in crescita. Sia dal punto di vista calcistico che da quello economico».

«L’aspetto organizzativo e delle strutture è sicuramente al top. Quello tecnico no. C’è una grande differenza tra la serie B e la serie A. Nel massimo campionato cambia tutto. Nell’Al Sharja, nella nostra stessa città, gioca l’ex di Palermo e Trapani Igor Coronado. Ci siamo già visti per un caffè e anche lui concorda sulla grande differenza tra le due categorie».

«Dopo cinque anni di buon livello a Malta dove abbiamo fatte ottime cose anche a livello Europeo non è arrivata nessuna chiamata che mi potesse far restare in Italia o in Europa. Così ho accettato questa esperienza per amore della mia professione, con la speranza di poter tornare tra qualche tempo e magari tra qualche anno coronare il mio sogno di allenare il Palermo».

«Per fortuna riesco a seguire il Palermo. Come potrei farne a meno? Se hai dentro la passione per questa squadra non ci sono distanze che tengano. Sono felice che in panchina ci sia Boscaglia. L’ho conosciuto al corso di Coverciano e l’ho apprezzato come uomo e come allenatore. Sicuramente il Palermo è in buone mani. Alla squadra penso che manchi qualcosa, ma questo lo sanno anche i dirigenti. Boscaglia è il valore aggiunto, ma in campo ci vanno i calciatori e non l’ allenatore. Il Catania potrà dire la sua ma il Bari ha un marcia in più rispetto alle altre. Trapani? Da siciliano ho dentro tanta amarezza, ma l’epilogo certamente non mi ha sorpreso. Una storia dal finale già scritto che fa veramente male a tutti i siciliani».